Eco di Bergamo 7-5-2003 p. 9

L'intervista - di Marta Todeschini - a Beppe Scienza, docente di pianificazione economica

L'esperto: "Il vero problema del cittadino è diventato il risparmio gestito"

La Borsa è sempre più un miraggio. Sia per i cittadini, che "scottati" dalle ingenti perdite del 2002 preferiscono investire altrove, sia per le aziende, che come testimoniano i dati Consob, se ne stanno alla larga. Abbiamo chiesto a Beppe Scienza, docente di Metodi e modelli per la Pianificazione economica all'Università di Torino, autore de "Il risparmio
tradito", un pamphlet contro fondi e polizze vita, di commentare la relazione presentata ieri.

Dalla relazione di Spaventa emerge un dato: le aziende
stanno lontane da Piazza Affari. Perché?
"I motivi per i quali esita (o rifiuta) di quotarsi una società che
per dimensioni potrebbe, sono spesso complessi. È interessante che il presidente della Consob ne sottolinei uno, cioè il fatto che la nuova legge sui falsi in bilancio in qualche modo costituisca una remora alle nuove quotazioni. Infatti il reato di false comunicazioni sociali è perseguibile d'ufficio solo per le società quotate. Come dire? Stiamo lontani dalla Borsa
e così possiamo fare i nostri comodi".

Quindi questo è grave...
"Di per sé non ci si sarebbe da stracciarsi le vesti per il fatto che un imprenditore disonesto sia trattenuto dal quotare in Borsa la propria azienda. In ogni caso fa piacere che anche Luigi Spaventa non abbia gradito l'addolcimento delle norme penali per falsi in bilancio. Dopo gli scandali e i disastri che hanno spinto a norme più severe all'estero, in Italia si è invece proceduti nella direzione opposta".

La Consob punta il dito contro l'assenteismo dei fondi nelle assemblee societarie. Cosa significa?
"Una delle storture del risparmio gestito italiano è che quasi tutte le principali società di fondi comuni appartengono a banche. Quindi un gestore di fondi dovrebbe andare in assemblea e magari votare, pubblicamente, contro il suo datore di lavoro. O meglio, contro colui da cui dipende la sua carriera".

Spaventa interviene anche sul caso delle obbligazioni Cirio e promette che "la regolamentazione verrà modificata al fine di introdurre procedure che offrano alla clientela informazioni più adeguate sui rischi dell'investimento, soprattutto per le obbligazioni senza rating". Che ne pensa?
"Purtroppo non c'è solo questo problema. Certo che è brutto trovarsi con un'obbligazione di una società in stato prefallimentare. Ma c'è altro. Per anni le banche italiane hanno rifilato alla loro clientela, e continuano a farlo, titoli con rendimenti fuori mercato. Fuori mercato verso il basso,
intendo dire. Potremmo fare un lungo elenco: certificati di deposito, obbligazioni indicizzate dai rendimenti striminziti, prestiti dai regolamenti astrusi che di regola rendono pochissimo agli investitori.
Quindi bisognerebbe proibire alle banche di vendere titoli emessi da loro o da società in qualche modo a loro collegate".

Ma questo non è nei poteri della Consob. Lei vorrebbe attribuirle anche questa facoltà?
"In linea di massima i poteri della Consob sono da aumentare e non diminuire. E se ciò finisse per mettere qualche bastone fra le ruote di banche e reti di vendita porta a porta, anche questo sarebbe positivo.
Pensiamo alle perdite rifilate ai risparmiatori e alle infruttuose forme di previdenza integrativa che, almeno fino ad ora, hanno proposto".