Libero 7-6-2005, p. 18

L'analisi. Ci sono troppe obbligazioni che rendono meno dell'inflazione

Fuori dal mercato i bond più ricchi

di Beppe Scienza

Quotati in Borsa 8 titoli di Stato francesi ma sono ancora esclusi i più remunerativi

Meglio tardi che mai? Difficile dirlo per un’ostetrica che arrivi quando il bambino è già nato, lavato, vestito e allattato. Analogamente non si può definire tempestiva la Borsa Italiana che ha quotato dal 1° giugno otto titoli di stato francesi indicizzati al costo della vita.
Più di un anno fa su queste stesse colonne avevo lamentato la sua inerzia nell’inserire nel listino alcune di quelle emissioni (vedi Libero, 11-4-2004, p. 15). Prendiamo infatti per es. le Obligations Assimilables du Trésor indexées (OAT-ei) 25-7-2032 3,15%: erano il meglio per un risparmiatore in cerca di investimenti senza rischi a lungo termine, ad esempio per integrare la propria pensione. Peccato che le banche opponessero un ostruzionismo sistematico a chi le chiedeva, vogliose di rifilargli solo i propri titoli di seconda e terza scelta.
Dopo la quotazione gli è certo più difficile mettere i bastoni fra le ruote dei loro clienti. Peccato che ormai non siano più interessanti, perché da mesi esistono i Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati (BTP-i) 2035 2,35% che rendono meglio.
Così non hanno nulla più dei titoli italiani le altre tre emissioni francesi con la stessa indicizzazione e dicono poco le quattro legate ai prezzi d’Oltralpe.
 
Tassi negativi. I titoli di stato reali, cioè indicizzati ai prezzi di beni e servizi, offrono una soluzione a un’esigenza prima insoddisfatta. Si tratta infatti di investimenti sostanzialmente sicuri e alla portata di un comune risparmiatore.
Il rischio di fondo del reddito fisso non è infatti l’insolvenza: per evitarlo basta restare nell’ambito dei titoli pubblici di paesi affidabili. Il problema vero sono i rendimenti inferiori all’inflazione, ovvero i tassi reali negativi: vedi il grafico ???. Sono essi che scatenano la corsa ai cosiddetti beni rifugio: oro, argento e sciaguratamente anche diamanti. Ma per difendersi dall’inflazione sono di gran lunga preferibili titoli quali i BTP-i o le OAT-ei.
Peccato solo che, data la loro struttura complessa, occorrano competenze matematico-finanziarie per calcolarne il rendimento reale netto a scadenza. Comunque ai corsi attuali i titoli più brevi (BTP-i 2008) rendono uno 0,25% e i più lunghi (BTP-i 2035) un 1,50% annuo, sempre al netto d’inflazione e imposte. Particolarmente interessante è poi la Grecia 25-7-2025 (codice GR0338001531) che però continua a essere tenuta fuori del listino ufficiale.
Per prezzi e rendimenti aggiornati si veda però la mia pagina Internet all’Università di Torino all’indirizzo Internet: www.beppescienza.it
 
Ritorno alla lira. Ma c’era soprattutto un altro titolo a indicizzazione reale che la Borsa Italiana faceva (e farebbe!) bene a quotare di corsa: sono le Infrastrutture (ex-Anas) 2019 2,25% con codice IT0003621452. Benchè reperibili qualsiasi giorno sull’euromercato, le banche si rifiutano regolarmente di procurarle a chi le richiede, accampando pretesti e inventando divieti inesistenti. Il vero motivo è che rappresentano una concorrenza spietata ai prodotti della casa, trattandosi dell’unico prestito con una garanzia da parte dello Stato legato all’inflazione interna.
In particolare è quindi il non plus ultra anche per chi pensa a un ritorno della lira. Sganciandosi la moneta italiana dall’euro, diventerebbe ancora maggiore il vantaggio di un titolo indicizzato ai prezzi italiani anzichè a quelli di Eurolandia.