Miaeconomia  26 ottobre 2001
       Il risparmio autogestito
Siamo in un momento particolare per l’economia mondiale. A seguito degli attentati all’America le borse sono crollate. Le Banche Centrali di Europa e America sono intervenute immettendo una grande liquidità, e tagliando pesantemente il costo del denaro. Il momento è particolare ovviamente anche per i piccoli risparmiatori/investitori. Proprio quelli a cui si rivolge Beppe Scienza nel suo libro “Il risparmio tradito”, un libro di denuncia delle Edizioni Libreria Cortina Torino.

Economia duramente colpita. Economia in difficoltà. Economia in recessione. Di altro avviso è Beppe Scienza, professore di matematica all’Università di Torino, secondo cui “questo momento non è affatto particolare. Seguo i mercati finanziari ormai da un quarto di secolo e non vedo proprio cosa ci sia in questo frangente di sostanzialmente diverso da altre situazione analoghe che si sono già viste”.

E a guardare l’andamento degli indici di tutte le borse del mondo, da Wall Street a Piazza Affari da quell’11 settembre le cose sono molto migliorate. “Se andiamo a vedere l’andamento dell’indice Mib30 – espone Scienza da buon matematico – dal giorno degli attentati al momento di massimo calo, ossia il 21 settembre, la caduta è stata del 23,2%, mentre da quel giorno all’11 ottobre la risalita è stata del 28,6%, con un recupero quasi totale che ha lasciato sul campo solo l’1,3%”. In altri termini, fatto 100 il valore del Mib30 al giorno del crollo delle Torri Gemelle la caduta ha fatto scendere questo valore a quota 76,8 per poi vederlo risalire a quota 98,7.

Strano allora scoprire che i fondi, anche quelli indice, che altro non sono che fondi strutturati per seguire pedissequamente, abbiano fatto anche peggio degli indici stessi, e comunque vanno pagate le commissioni. Il tutto a conferma dell’opinione del professor Scienza che parla del risparmio gestito dicendo che “di regola non dà nessun valore aggiunto, ma anzi è dannoso, per cui è meglio fare da soli (che è poi la tesi portata avanti, senza mezzi termini e con non pochi dati numerici a suffragarla, nel libro del docente universitario, ndr). Ciò è possibile anche con patrimoni non ingenti e senza che la cosa richieda tanto tempo ”.

Ma per replicare perfettamente un indice borsistico, tenuto conto dei limiti di acquisto minimo di molte azioni, ci vorrebbero probabilmente dei miliardi, e comunque un sacco di tempo. Come può fare allora il piccolo risparmiatore a diventare gestore fai da te? Scienza ha le idee chiare e le espone con un esempio:

Un modo intelligente per fare un investimento di questo tipo è quello di utilizzare i future con una modalità poco nota e alquanto controcorrente. Cioè con un’impostazione non speculativa. L’idea è quella di rinunciare del tutto all’obiettivo di sfruttare l’effetto leva (basato sul fatto che per investire su di un future basta versare il 10% circa del valore sottostante e con la possibilità quindi di scommettere su cifre 10 volte superiori a quelle bloccate, ndr).

Se ragioniamo su circa 320 milioni di lire da investire in azione italiane, allora possiamo acquistare un contratto future per questo valore (il taglio minimo, ndr) versando i 32 milioni richiesti come garanzia (il famoso 10%, ndr). Il resto lo si lascerà in parte sul conto per integrare i margini di garanzia, nel caso di discese, e in gran parte lo si metterà in titoli di Stato quali BOT o CCT. Questa strategia è ottimale soprattutto quando si ha un orizzonte temporale di medio o lungo termine (3/5 anni, ndr). In tal caso si rinnoverà costantemente il future a ogni scadenza (a differenza dell’uso più comune di questo strumento che normalmente viene utilizzato per speculazioni di breve periodo e addirittura intragiornaliere, ndr). Procedendo così ci si assicura performance pochissimo inferiori (di uno 0,2-0,3% annuo) rispetto all’indice di riferimento. Se poi si scelgono opportune obbligazioni al posto di normali CCT, il risultato annuo è facilmente superiore rispetto al Mib30 anche dell’1%. Lo stesso discorso vale, per importi di entità pari a un quinto di quelli precedenti – ossia ragionando su un investimento azionario di una sessantina di milioni – operando col contratto MiniFib.”

Un ‘idea alternativa quella del professor Scienza, e che ovviamente non può piacere alle varie sgr sparse per il mondo, ma che non può non attrarre l’attenzione di un piccolo investitore e la simpatia degli addetti al lavoro.