|
CIRIO
E PARMALAT: MEGLIO EVITARE LA CONFUSIONE
Cresce
giustamente la preoccupazione dei risparmiatori che avevano acquistato
obbligazioni della Cirio e della Parmalat; cresce però anche il
pericolo che si
crei una gran confusione, che impedisca di ricostruire cosa è
esattamente
successo. Negli
ultimi tempi si rincorrono notizie di iniziative di cause legali non
meglio
definite e qualcuno lancia accuse anche sui lavoratori delle banche,
che
avrebbero mal consigliato i clienti. La
Cub, attraverso la sua organizzazione di categoria, Cub-Sallca ha per
prima (per
molti versi anche da sola) denunciato pubblicamente le pressioni delle
aziende
bancarie sui propri dipendenti per la vendita dei prodotti finanziari e
il
nefasto ruolo assunto dai vari sistemi incentivanti nel favorire le tecniche aggressive degli addetti più
ricettivi verso le
politiche
aziendali. Chi
volesse cercare in questi meccanismi, però, la chiave di lettura per le
vicende
dei recenti crac obbligazionari sarebbe fuori strada. Nella
stragrande maggioranza dei casi non ci sono state particolari spinte
alla
vendita di queste obbligazioni. I budgets di vendita, cui sono
sottoposti i
dipendenti delle banche, riguardano il risparmio gestito, obbligazioni
strutturate, fondi pensione individuali, polizze varie, non le
obbligazioni di
cui parliamo. Al
massimo può essere accaduto che, proprio per recuperare in parte le
perdite
determinate dai prodotti bancari tradizionali, qualche impiegato abbia
consigliato obbligazioni ritenute sicure e con buon rendimento:
Parmalat e
Cirio, tra le altre. Che questa interpretazione sia sensata lo dimostra
il fatto
che tra i possessori di queste obbligazioni figurano numerosi
dipendenti di
banca, compresi direttori di filiale e addetti alla consulenza in
investimenti. La
nostra conclusione, pertanto, è che i dipendenti delle banche non
sapevano; non
abbiamo elementi per dire lo stesso per gli alti dirigenti. Proprio su
questo,
sulle responsabilità dei vertici bancari, delle società di revisione
dei
conti, delle autorità preposte alla vigilanza, degli amministratori
delle
società coinvolte, sta indagando la magistratura. Ci
permettiamo, quindi, di suggerire ai risparmiatori, che già hanno
subito un
rilevante danno, di diffidare di chi chiede ulteriore denaro per
lanciarsi in
improbabili cause, la cui definizione non è, al momento, possibile,
fino a
quando la magistratura non avrà accertato le responsabilità. Proprio a
questo
fine, la procura di Milano ha predisposto una traccia di segnalazione,
con la
quale i risparmiatori possono precisare le modalità con cui
l’investimento è
stato effettuato (vedi sito Internet www.procura.milano.giustizia.it.). Per
il resto è meglio chiedere consigli ad associazioni serie come l’Acu (Associazione
Consumatori Utenti), nelle cui sedi o sul cui sito (www.cub.it)
è
possibile trovare la stessa documentazione e una proposta di legge per
la tutela
dei risparmiatori. Torino 20 gennaio 04 |
pagina aggiornata 25/02/04
|