Dopo la gita al suq
di Porta Palazzo, io e il Vano ci stacchiamo dal
gruppo. Il pomeriggio è denso di impegni. Per
decifrare l’anima inquieta di Torino abbiamo
fissato due appuntamenti con due torinesi doc:
un pranzo con Beppe Scienza, Beppe grillo
parlante della finanza italica, e un post pranzo
con Elio Limberti, profeta della Mecca
Cola. La punta con Scienza è al 18/b, un
ristorantino di tendenza in Piazza Corpus
Domini. In tasca abbiamo un buono pasto da 20
euro offerto dal comune. Per un impiegato come
me, abituato a fare le acrobazie per pranzare a
Milano rimanendo “sottobuono” (e cioè sotto i
4,65 euro che la ditta rimborsa e puo’ detrarre
dalle tasse), i 20 euro del comune sono come una
manna. Dopo il dimezzamento del potere
d’acquisto del mio salario, non avevo più messo
piede in un ristorante. E’ una sensazione strana
e me la godo volentieri, tra fugaci occhiate ai
tavoli confinanti e oziosi aperitif talk con il
Vano. Mentre
aspettiamo Beppe Scienza, riconosco, a tre
metri da noi, un volto che mi sembra noto. Baffo
curato, camicetta, accompagnatrice più giovane
di un paio di decenni. E’ Antonio Tabucchi!
Traduttore di Pessoa, narratore di successo e
ora comparsa di lusso nella 48rino. Forse ha
pranzato con omelette alle erbe aromatiche
sorseggiando limonata come Pereira, il suo
personaggio più noto. Più probabilmente avrà
addentato costolette all’astesana declamando
versi alla sua musa, nella speranza di portare a
casa il risultato: Viaggiare! Perdere
paesi!/Essere altro costantemente/Non avere
radici per l’anima/Vivere solamente di vedere!
L’arrivo di Scienza mi riporta con i piedi
per terra. L’ho visto solo in foto, ma lo
riconosco subito: ha i baffi di Charles Bronson
in “C’era una volta il west”. Baffi da duro. Lo
accompagna un’amica che Fred Buscaglione,
torinese pure lui, non avrebbe esitato a
definire “una bionda platinée”. Beppe e la
bionda prendono posto ed entriamo subito nel
cuore del discorso: si parla di vile denaro.
La finanza italiana è marcia, ai piccoli
risparmiatori vengono rifilati gli avanzi dei
banchetti delle società di gestione, delle
assicurazioni e delle banche. Avanzi che i
giornali finanziari presentano come gustosi
manicaretti in cambio di spazi pubblicitari e
favori personali. Sono cose che Beppe Scienza ha
denunciato nel suo libro “Il risparmio tradito”
(Edizioni Libreria Cortina, Torino), nel quale
punta il dito contro chi brucia i risparmi del
signor Rossi e trova anche il coraggio di
vantarsi delle sue imprese. Ma ne abbiamo già
parlato in Milano
48ore e non è il caso di insistere oltre. Se
nella vostra giornata avete ancora spazio per
l’indignazione e siete stufi di continuare ad
indignarvi per Berlusconi, date un’occhiata a www.beppescienza.it
. E’ un sito istruttivo. Dopo aver letto le
riflessioni di Scienza, probabilmente non
comprerete più il Sole 24 Ore (ammesso che
l’abbiate mai comprato), oppure comincerete ad
usarlo per altri scopi: incartare pacchetti,
fare pupazzi di cartapesta o proteggere i mobili
e i pavimenti quando imbiancate. Scienza fa
sempre i nomi e i cognomi dei giornalisti
compiacenti. Nessuno, per ora, ha avuto il
coraggio di querelarlo. Del resto, chi avrebbe
interesse a querelare un professore di
matematica finanziaria che scrive che 1+0 fa 1 e
non 10? I nostri
buoni pasto spiazzano Beppe. Voleva offrirci
il pranzo e deve accontentarsi di ordinarci una
bottiglia speciale. Anzi, scende direttamente in
cantina. Conosce il proprietario del locale, una
bottiglia di Ruché per il professor Scienza c’è
sempre. Due insalate di spinaci contro due
gnocchi taleggio e noci. Palla al centro, il
gioco continua. Il fuoco sembra spegnersi
lentamente e decido di buttare un po’ di
benzina. Chiedo a Scienza di parlarmi delle
polizze vita che garantiscono il capitale
versato alla fine del periodo di investimento.
Beppe si infiamma: “tutta robaccia, trappole
infernali per far guadagnare le assicurazioni”.
Per spiegarci cosa puo’ significare “garanzia
del capitale” tira fuori dalla sua borsa il
prospetto ingiallito di un’emissione
obbligazionaria dei tempi del duce. Un titolo
del debito pubblico studiato apposta per
finanziare le spese belliche dell’Italia.
“Guardate, anche qui si parla di capitale
garantito, ma, dopo la guerra, quando mio padre
ha riavuto indietro le 100 lire che gli erano
state garantite, 100 lire non valevano più
niente!”. Al posto degli occhi Scienza ha due
carboni ardenti, le frasi gli escono con
naturalezza, non puo’ fare a meno di dirle: ha
l’urgenza delle parole. In effetti le
assicurazioni garantiscono il valore nominale,
non il valore reale del capitale. Se investo
1.000 euro oggi e mi assicurano che mi
restituiranno 1.000 euro tra vent’anni, non
posso dormire sonni tranquilli. Nel 2023 i miei
1.000 euro potrebbero aver perso anche tutto il
loro valore reale. L’inflazione, nemica dei
nostri risparmi e dei nostri stipendi, agisce in
silenzio, come un bruco che, di notte, piano
piano, si mangia tutta l’insalata. A maggior
ragione quando c’è un’inflazione ufficiale, su
cui si basano tutti i contratti, del 2,5% e
un’inflazione reale del 5-6%, come succede oggi.
E gli effetti si vedono: da tre anni guadagno
più o meno lo stesso ma, rispetto al 2000, posso
comprare e risparmiare il 20% di meno. Anzi non
riesco a risparmiare più niente. Mentre mi abbandono a questi
pensieri, Beppe Poppins estrae dalla sua borsa
l’ultimo numero de “Il Mondo”, settimanale
economico del gruppo RCS. In copertina c’è un
gestore di fondi di investimento che ha
azzeccato un paio di investimenti in un periodo
di relativa bonaccia dei mercati. Niente di
straordinario, insomma. Ma il gestore ha lo
sguardo arrogante e il naso all’insù, come se
avesse il mondo ai suoi piedi. “Come si
permettono? Chi si credono di essere?”, si
chiede Beppe concitato, sbattendoci il giornale
sotto il naso. Appunto, chi si credono di
essere? Anch’io, Claudio Emme, impiegato
semplice, ho simulato l’investimento in un
portafoglio di 20 azioni. Dopo 8 otto mesi ho
battuto il mercato di due punti: un’impresa che
non riesce a quasi nessun gestore professionista
di fondi italiani. Nessuno mi ha dedicato una
copertina, nemmeno, che ne so, La Voce della Val
Brembana o il Basso Adige. Il mio segreto? Ho
scelto le azioni a caso, come avrebbe fatto uno
scimpanzé, e non le ho toccate per 8 mesi. Se
sono momentaneamente scese di valore non le ho
vendute, se sono momentaneamente salite non ne
ho comprate di nuove. Poteva andarmi peggio, ma
anche meglio. Quando si parla di azioni nessuno
sa in anticipo come andranno veramente le cose.
Molti gestori professionisti comprano e vendono
come se fossero stati punti dalla tarantola,
basandosi sulle migliaia di notizie finanziarie
che si rincorrono ogni giorno. Comprare e
vendere costa caro, ci sono le commissioni di
negoziazione, ma tanto le paga il cliente e i
gestori possono divertirsi e continuare a
giocare con la roulette. Beppe sostiene che
alcuni gestori si comportino così in mala fede,
per ottenere vantaggi dalle banche alle quali
vengono pagate le commissioni di negoziazione.
Io e il Vano siamo un po’ scettici, ma Beppe
sentenzia: “A UN CERTO LIVELLO LA MALAFEDE SI
PRESUME”. E’ l’ultimo botto di un pranzo
pirotecnico. Beviamo il caffè e ci salutiamo, io
e il Vano ripartiamo per nuove avventure. Dopo
l’incontro con il Savonarola della finanza ci
aspetta il guru del bere impegnato.
Adelante!
Nel tiepido pomeriggio torinese, a pochi
passi dal pulsante cuore magrebino della città,
due giovani curiosi (Vano e Claudio Emme)
incontrano un uomo intrapendente: colui che
disseterà il popolo new-global italiano. Torino
accoglie e lancia Mecca
Cola, l' anti coca cola, la bibbita dei
musulmani, lo sfottò all' america, il rutto in
faccia a Bush. Il responsabile di Melange,
la società distributrice della bevanda in
Italia, è di modi coinvolgenti e fin da subito i
nostri quarantottari (giovani impegnati nell'
evento 48rino, NDR) vengono travolti da un
flusso inarrestabile: Mecca Cola è un fiume in
piena, tracima nei centri sociali, scorre nei
salotti di sinistra, inonda le feste di
Rifondazione, lambisce il mercato equo-solidale
per sfociare nella grande distribuzione.
Business plan, marketing strategy, distribuzione
selettiva, product placement... (omissis)
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