Autogestione politica prima, periodico di azione MAG e dell’economia sociale, anno IX n. 3-4 settembre-dicembre 2002, p. 38-39

Il risparmio tradito

di Maria Teresa Giacomazzi

Beppe Scienza, matematico, insegna all’Università di Torino. È stato consulente di società finanziarie e assicurative e ha collaborato a varie testate (la Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, Capital ecc.). È autore del libro Il risparmio tradito, Torino, Edizioni Libreria Cortina, 2001.

Il 12 luglio 2002 sul periodico dell’economia sociale Vita appare un’intervista in cui Beppe Scienza asserisce che negli ultimi anni moltissimi risparmiatori sono stati convinti da consulenti bancari a disinvestire Bot e Cct, finendo per perdere i propri quattrini nei fondi o in operazioni di Borsa. Scienza conclude l’intervista affermando che i fondi etici sono spesso usati come belletto da qualche gruppo industriale o finanziario, desideroso di conquistare la fiducia di una ulteriore quota di mercato. "Tanto di cappello" invece per la Mag e i prestiti sociali. In un colloquio telefonico gli chiedo il perché di questa affermazione. Beppe Scienza risponde che, pur rispettando questa forma di risparmio, lo considera una modalità di respiro limitato, che non tocca i grandi numeri e spiega i motivi che l’hanno spinto a scrivere questo libro, così come sintetizzato nel primo capitolo a pag. 1:

"Parecchi risparmiatori incominciano a essere delusi dai fondi comuni. A furia di sentirseli consigliare, molti hanno dato retta alla loro banca. Sono passati dai Bot ai fondi d’investimento e la cosa gli si è ritorta contro: ben presto hanno scoperto di averci rimesso non pochi soldi. Ebbene, questa può essere l’occasione buona per guardare in faccia la realtà e trarne le dovute conseguenze. (...) Valutare un fondo o una polizza non è come giudicare un ristorante o un’automobile: è molto più difficile. È normale quindi che chi non è del ramo non sappia dove battere la testa. D’altronde dove può trovare risposta a tutti i suoi dubbi? Non certo nei messaggi pubblicitari o nei discorsi di promotori finanziari e impiegati di banca, che chiaramente non sono fonti neutre. Nè rivolgendosi ai vari consulenti finanziari, figura professionale in Italia praticamente assente (molti si spacciano per consulenti, ma in realtà sono venditori). Fornire informazioni indipendenti e affidabili sarebbe uno dei compiti della stampa, di quella specializzata (Sole 24 Ore, il Mondo, GenteMoney ecc.) come delle varie rubriche e inserti sul risparmio (CorriereSoldi, tuttosoldi de La Stampa ecc.). Ma proprio qui casca l’asino. Banche, assicurazioni e fondi comuni hanno rapporti molto stretti con le redazioni economiche dei quotidiani, settimanali o mensili. Va a finire così che gli articoli sui prodotti finanziari e previdenziali si riducono spesso a una sequela ininterrotta di apprezzamenti entusiastici."

...pag. 3 "Meglio quindi imparare a ragionare con la propria testa, dato che - per fortuna - molte delle furbizie care ai venditori di investimenti sono abbastanza facili da smontare".

Ad esempio, investire in fondi comuni ha procurato più danni che vantaggi. Anche le tipiche polizze previdenziali sottoscritte da tanti italiani hanno molti difetti nascosti, accanto agli sbandierati pregi.

I dubbi vantaggi...

  • Come molti psicofarmaci aiutano le persone ansiose a guardare al proprio futuro con animo più sereno. Ma non è richiesta la ricetta medica e non dovrebbero dare assuefazione;
  • Permettono di defraudare, legalmente, coniugi e figli dell’eredità che gli spetterebbe;
  • Consentono una modesta elusione fiscale.
  • ...e gli indubbi difetti.
  • Di regola si otterrà meno che investendo direttamente i propri risparmi, perché parte del rendimento va in tasca a chi le vende (agenti, promotori finanziari ecc.) e a chi le emette (compagnie d’assicurazione);
  • Sono più pericolose dei titoli di stato, perché non godono delle stesse garanzie;
  • Sono meno trasparenti sia dei fondi comuni, sia delle gestioni patrimoniali, per non parlare degli investimenti gestiti in prima persona;
  • Sono immensamente meno liquide di tutti i normali impieghi finanziari (Bot, azioni, fondi comuni ecc.);
  • Sono meno duttili dei fondi comuni e ovviamente degli investimenti in proprio, perché di regola non è possibile intervenire per cambiare la politica d’investimento;
  • Sono molto meno sicure delle pensioni pubbliche perché di regola non offrono nessuna garanzia (né contrattuale né tanto meno politica) nei confronti dell’inflazione.
  • Nel testo Beppe Scienza dimostra quindi l’inutilità delle polizze vita affermando che alla fin fine si rivela più sicuro l’INPS. Analizza le tecniche di vendita di questo tipo di prodotti, tecniche che oscillano fra le illusorie lusinghe dei consulenti finanziari e i cattivi consigli delle banche; analizza i fondi d’investimento concludendo che alla fine si tratta di poco più che fondi di magazzino.

    Gli sbandierati vantaggi fiscali risultano inesistenti. Le colpe e connivenze dei gestori e del giornalismo specializzato sono minuziosamente elencate e analizzate, ad esempio Il Sole 24 Ore, tuttosoldi della Stampa, GenteMoney...).

    L’autore procede poi ad elencare una serie di formule su "come salvarsi da tutto questo".

    Il testo si presenta come una analisi impietosa e oggettiva degli inganni di un’economia che offre felicità perché promette denaro veloce per... comprare felicità! Nasce la questione del senso politico del risparmio, del suo utilizzo e delle figure o enti a cui è affidato.

    Beppe Scienza indica la sua strada, ossia che alla fine è meglio occuparsene in prima persona contrariamente a quanto si afferma "la pubblicità del risparmio gestito e ripetono a ruota tanti giornalisti compiacenti".

    Per chi, come noi alla Mag, da anni si occupa di economia sociale e di finanza etica, il testo di Beppe Scienza appare come un ulteriore, utile strumento di analisi della realtà finanziaria profit. L’operazione di critica sistematica condotta nel testo con minuziosa lucidità permette anche ai "non addetti ai lavori" di smontare nelle sue articolazioni la macchina del risparmio gestito dalla finanza profit per trarne informazioni e indicazioni pratiche. A quest’opera di decostruzione la Mag, come molte altre realtà italiane, le altre Mag, Banca Etica, le assicurazioni Caes ecc, affiancano un’azione costante di creazione di spazi economici e finanziari capaci di senso politico. Si tratta di iniziative locali, che cominciano però a strutturarsi come rete (e di questo diamo conto in altre pagine del nostro giornale) rinforzandosi reciprocamente non tanto e solo nella dimensione quantitativa, quanto soprattutto nella capacità simbolica di esprimere la possibilità di un modo umano di intendere il ruolo del denaro.