Dall'Università - Notizie e informazioni n. 6-2004 p. 38-39


«Controcorsi sugli investimenti»

“La matematica che serve” era il titolo di un manuale della Hoepli, un tempo molto diffuso, destinato ai cantieri, alle officine ecc. Ma un’altra delle tante cose cui serve la matematica è sicuramente fare i conti coi soldi. Addirittura una delle primissime, se pensiamo agli albori di tale scienza nell’antica Mesopotamia.

Per altro un limite frequente nel mondo della finanza - e penso di saperlo con cognizione di causa occupandomi del settore dal 1976 - è la scarsa o nulla dimestichezza con gli strumenti matematico-finanziari. In casi patologici, ma non rari, l’incapacità di fare due conti in croce.
Ciò nonostante qualcuno si può chiedere perché sia un Dipartimento di Matematica e non di Economia a organizzare corsi di aggiornamento e di formazione professionale su “Gli investimenti mobiliari, in azioni e obbligazioni”.

Al che si potrebbe dire che la risposta la danno i fatti, ovvero il successo che continuano a riscuotere. Al primo nel marzo del 2002 ne sono seguiti altri. In tutto ne sono stati tenuti cinque e ne è in progetto uno anche su “Gli investimenti immobiliari, diretti o tramite fondi comuni”. Il problema è però sempre la disponibilità dei docenti, non le richieste d’iscrizione regolarmente sovrabbondanti rispetto ai posti.

Il numero dei partecipanti è infatti mantenuto volutamente basso (14-15 posti), non tanto per la capienza delle aule informatizzate di Palazzo Campana (ognuno ha a disposizione un computer), quanto per poter soddisfare meglio le richieste di chiarimenti e approfondimenti dei partecipanti. Anche la scansione delle lezioni, distribuite su 4-5 giorni a distanza di una settimana l’uno dall’altro, obbedisce a motivazioni didattiche. Ovviamente essa comporta qualche scomodità logistica, dato che gli iscritti provengono quasi tutti da altre regioni e magari anche da località distanti quali – casi concreti - Treviso, Siracusa o Pescara.

Fra i docenti stabili dei corsi vi sono anche esperti esterni all’università: gestori di patrimoni indipendenti, fra cui in particolare Marco Vinciguerra, o dirigenti di compagnie d’assicurazione, come Giovanni Battista Ponzetto. Il concreto e costante coinvolgimento dei docenti con l’effettiva attività d’impiego del risparmio è uno degli aspetti più apprezzati di tali corsi. A favore di essi gioca sicuramente anche l’immagine di maggiore obiettività della matematica rispetto all’economia. A monte del loro successo c’è però uno studio quasi trentennale del fenomeno del risparmio gestito e della previdenza privata, nonché soprattutto un libro o, meglio, la sua diffusione. Il libro è “Il risparmio tradito” edito dalle Edizioni Libreria Cortina Torino e arrivato ormai alla quarta ristampa con 16.000 copie vendute. Si tratta di un’opera di denuncia che, conti alla mano, dimostra quanto siano dannosi oltre che pericolosi fondi comuni, gestioni e forme previdenziali private.

Questi corsi partirono nel 2002 a fronte di richieste di alcuni promotori finanziari desiderosi di impossessarsi di strumenti tecnici, e in particolare matematici, per capire di che pasta era la merce che gli davano da vendere (fondi d’investimento, gestioni, obbligazioni strutturate, polizze previdenziali ecc.). Erano infatti reduci da due anni in cui i loro clienti avevano perso barche di soldi, sia per gli andamenti dei mercati finanziari, sia per i danni provocati dai cosiddetti money manager. Molti poi miravano a compiere un salto di qualità da un punto di vista professionale. Ovvero a trasformarsi da venditori in consulenti finanziari.

Ma mentre inizialmente la maggior parte degli iscritti erano appunto operatori del settore (promotori finanziari, dipendenti di banche o finanziarie, assicuratori), negli ultimi corsi il rapporto si è ribaltato: i più erano privati. Il che è segno di un’accresciuta consapevolezza e desiderio d’indipendenza da parte dei risparmiatori.

Chi si iscrive a tali corsi giustamente si aspetta che non assomiglino per nulla a quelli della Bocconi o del Sole 24 Ore e di fatti i vari argomenti vengono trattati in modo molto diverso. Cioè dicendo cose normalmente taciute e spesso addirittura il contrario esatto di quanto in genere viene detto (e scritto). Si smonta per es. la storiella che alla lunga le azioni rendano più delle obbligazioni; si spiega come ottenere facilmente da soli più che con fondi comuni, gestioni, polizze vita, fondi pensione ecc.

Al reddito fisso è dato molto spazio, alle azioni poco. Il motivo è che per l’investimento obbligazionario la matematica sicuramente serve, mentre in campo azionario proliferano indicatori, grafici, statistiche ecc. regolarmente inutili. Ultimo tema affrontato in tali corsi è la previdenza integrativa. Anche qui, non certo perchè contagiati da furore distruttivo, ma perché costretti dall’evidenza numerica dei fatti, si dimostra la dannosità e la maggiore pericolosità delle varie formule previdenziali private: assicurazioni sulla vita rivalutabili, polizze unit-linked, piani individuali pensionistici (p.i.p.) ecc. Per cui, fra l’altro, sarà bene pensarci mille volte prima di rinunciare al Tfr a favore dei fondi pensione.