Intervista di Federica Ghiselli a Beppe Scienza
(Università di Torino)
Cosa cambia per i piccoli risparmiatori Parmalat?
Cambia fondamentalmente la natura del loro investimento: da obbligazionisti sono diventati azionisti.
Per ora le cifre della «conversione» non fanno certo fare i salti di gioia:
le percentuali di recupero oscillano infatti da un minimo del 5,81% a un massimo del 28,8%.
Poi, il fatto che un gran numero di azioni rimane di fatto nelle mani delle banche creditrici che sono le stesse contro cui il commissario straordinario Bondi ha fatto causa, qualche perplessità la lascia. Si esprime così, alla vigilia del ritorno ufficiale in Borsa dei titoli Parmalat, il professor Beppe Scienza, del Dipartimento di Matematica dell'Università di Torino, profondo conoscitore della materia, a cui ha dedicato due libri, editi da Cortina, «Il risparmio tradito» e «Fondi, polizze e Parmalat. Chi è peggio?».
Allora professore, tra chi ha fatto causa e chi ha aderito al concordato, a chi andrà meglio?
«Un paragone impossibile, perché chi ha fatto causa credo sia meno dell'1% degli obbligazionisti».
Considerate le percentuali "bulgare» della conversione obbligazioni-azioni, in molti si aspettano di poter colmare in parte il divario sperando che il titolo faccia scintille.
«Non vorrei smorzare gli entusiasmi, ma il valore delle azioni (trattate come «when issued», ovvero «quando emesse») è già cresciuto, valgono già intorno ai 2,5-3 euro. Voglio dire che è possibile che i rialzi attesi siano già "scontati» in questi valori. Naturalmente per chi non ne è al corrente sarà una sorpresa, ma quanto a puntare su ulteriori cospicui rialzi non saprei, ce lo dirà il mercato. Certo ci potrebbe essere la possibilità di un Opa (un'Offerta pubblica di acquisto da parte di chi voglia puntare alla maggioranza di Parmalat), e questo sì potrebbe portare a rilanci sul valore delle quote».
Ma c'è chi parla di rastrellamenti avvenuti soprattutto da parte delle banche già creditrici...
«Avanzo dubbi anche su questo aspetto. Prima di tutto perché i piccoli risparmiatori difficilmente sono inclini a vendere in perdita. Quanto alle azioni il solo mercato possibile per ora è l'euromercato, che è un mercato opaco, non organizzato, per cui dati certi sui volumi non ce ne sono".
E il fatto che le banche creditrici saranno tra i più grandi azionisti pur essendo gli stessi istituti contro cui Bondi ha fatto causa è un rischio?
«Ovviamente il piccolo azionista (che peraltro fino a ieri azionista non era) si trova in una posizione di inferiorità. Questo si può dire che non è simpatico».
Scajola ha detto che la legge Marzano ha ridato la fiducia ai risparmiatori.
«La Marzano, fatta per evitare che in casi di grossi crac una società andasse al fallimento (con conseguente distruzione della realtà aziendale), ha funzionato, così come funzionavano le leggi Prodi e Prodi bis. Ma dire che perdere l'80% dei propri risparmi (anzichè il 100%) ridia la fiducia...».
E la legge sul risparmio?
«Non è stata fatta e non credo si farà mai. Era nata come risposta allo sdegno dei casi Cirio e Parmalat e strada facendo è diventata un polverone, non una legge utile al risparmiatore. Che senso ha poi occuparsi solo di crac eccezionali e non dei danni del risparmio gestito?».