Martedì 29 Luglio 2003 - p. 15 |
di MARCO ESPOSITO
Come difendersi dai casi Cirio e Argentina? Abbiamo girato la domanda a un professore torinese, il matematico Beppe Scienza, diventato un po’ il paladino degli investitori delusi dopo la pubblicazione del libro «Il risparmio tradito», aggiornato di continuo al suo sito internet (www.beppescienza.it).
C’è
un modo per il risparmiatore
per difendersi da trappole come i bond Cirio?
«Sì ed è lo stesso
che per i titoli dell’Argentina. Io stesso li ho comprati, come ho
comprato
bond di Ecuador, Brasile, Russia, Ucraina; ma ho investito su ciascuno
di quei titoli solo il 2% del risparmio».
Il
2%
significa spezzettare il risparmio
in 50 pezzetti e non tutti hanno abbastanza denari da dividerli in
così
tante parti.
«E allora è meglio non
mettere nulla nei titoli a rischio. Non è mica
obbligatorio».
Il
punto
è che i titoli Cirio
al momento del collocamento non rendevano molto e quindi non sembravano
a rischio.
«Verissimo. E ciò dimostra
ancora una volta la responsabilità delle banche, che oggi si
difendono
dicendo: li abbiamo venduti perché ce li hanno chiesti».
E
non
potrebbe essere così?
«Non stavamo mica nei giorni
del boom-internet, nel 2000, quando la gente faceva la fila in banca
per
comprare di tutto. Era l’inizio del 2002 e i risparmiatori non avevano
alcuna ragione per chiedere a decine di migliaia titoli Cirio: non
c’era
stata pubblicità, non erano ancora quotati, non garantivano alti
rendimenti... tutto lascia credere che i clienti delle banche siano
stati
spinti a fare acquisti di bond Cirio, scommettendo su un’azienda che
era
fortemente indebitata nei confronti del medesimo sistema bancario. Il
quale
così ha risolto i propri problemi, spostando l’onere del debito
sulla clientela».
Tutto
questo
il correntista comune
non poteva immaginarlo.
«Infatti. Perciò la regola
base è frazionare molto il risparmio e non superare mai il 2% su
un singolo titolo, azionario o obbligazionario, che non abbia alle
spalle
un paese forte. Il crac della Cirio, come quello dell’Argentina,
è
drammatico perché ci sono persone che hanno investito mezza
liquidazione,
se non tutta, su un prodotto perdente».
Sono
rischiosi tutti i bond aziendali?
«In genere più dei bond
statali. Cirio non è il primo caso di crac, ricordo l’esperienza
della Liquigas».
Chi
ormai ha
bond Cirio come deve comportarsi?
«Suggerisco di rivolgersi a
un’associazione di consumatori ufficialmente riconosciuta, alla quale
ci
si può iscrivere con poche decine di euro. Diffiderei di chi
chiede
somme elevate. Mi è arrivata una segnalazione di un’associazione
di avvocati che promuove le cause chiedendo 1.000 euro per importi fino
a 35.000 euro e 2.000 per importi superiori. Il consiglio è:
tenersi
alla larga. Non è il caso di incrementare la perdita».