Miaeconomia 19-7-2002
 
Scappate dai fondi!

L'ultima indagine di Mediobanca sul risparmio gestito ha suscitato vivaci reazioni, anche molto negative. Abbiamo voluto sentire il parere di Beppe Scienza, docente all'Università di Torino e autore di un libro di dura critica proprio ai fondi comuni italiani: "Il risparmio tradito" (Edizioni Libreria Cortina Torino).

Che ne pensa dello studio di Mediobanca: "Dati di 980 fondi e sicav italiani"?

Quanto denuncia Mediobanca è verissimo e i risparmiatori italiani debbono esserle grati perché li aiuta ad aprire gli occhi sui danni provocati dai gestori cosiddetti professionali. Sono veramente degni di plauso la meticolosità e il rigore di Fulvio Coltorti, responsabile dell'Ufficio Studi. Merita quindi consultare lo studio su Internet o richiedendone gratis una copia.
Ma non crede che dietro vi sia piuttosto la volontà di far parlare di sé sparandole grosse?
Ho anch'io letto questa accusa, davvero ridicola. Comunque il punto fondamentale è che Mediobanca ha tutte le ragioni di questo mondo. Anzi, senza sminuirne i meriti, debbo dire che non è tanto difficile dimostrare che il risparmio gestito è sostanzialmente un sistema parassitario. Senza volermi arrogare alcuna primogenitura, è dal 1985 che lo scrivo.
Quindi lei non trova sconcertanti le tesi sostenute da Mediobanca?
Per nulla. Anzi, alcuni mesi fa feci una piccola ricerca sui fondi italiani e giunsi a conclusioni molto simili. In particolare scoprii che i loro gestori hanno combinato i peggiori disastri sui mercati azionari americano ed europeo, con minus di gestione anche superiori al -7% annuo. Sono veri fenomeni: riescono a collezionare figuracce sia che la Borsa salga sia che scenda. Dati numerici e relativa metodologia sono liberamente consultabili dal sito dell'Università di Torino.
Fatto sta che l'Assogestioni ha contestato lo studio di Mediobanca...
Sì, ma senza portare uno straccio di argomento in grado di scalfirne la validità scientifica. E infatti Mediobanca ha smontato facilmente punto per punto tutte le critiche rivoltele.
Coi disastri che ha combinato il risparmio gestito nell'ultimo quarto di secolo (personalmente seguo il settore dal 1976) dovrebbero solo andarsi a nascondere.
Ma perché, secondo lei, il risparmio gestito non funziona?
Vi sono varie storture di fondo, molto gravi. Primo, il fatto che quasi tutte le società di gestione siano controllate da banche, sim, sgr ecc. E che queste guadagnino soprattutto se avvengono moltissime compravendite, tanto chi ci rimette sono i clienti e chi s'arricchisce sono loro. Poi c'è la scarsissima trasparenza che permette di nascondere le magagne. Inoltre le società d'intermediazione internazionali consigliano, come s'è visto, titoli che giudicano spazzatura. E potrei continuare...
Come spiega allora che il risparmio gestito raccolga il 40% delle attività finanziarie delle famiglie rispetto al 2% di una ventina d'anni fa?
Dalla nascita dei fondi comuni (1984) i giornalisti economici italiani, tranne esigue eccezioni, ripetono come pappagalli gli slogan di fondi, banche, reti porta a porta ecc., intercalandoli con strafalcioni. Questo ha contribuito a spingere i risparmiatori nelle loro grinfie.
Nel mio libro Il risparmio tradito riporto centinaia di esempi, soprattutto del Sole 24 Ore e del Mondo, ma ne potrei citare migliaia.
Però affidandosi a professionisti si corrono meno rischi...
Anche questa è una frottola. Le elenco alcuni rischi che si corrono affidandosi al risparmio gestito e si evitano facendo da sé. Primo, che qualcuno lucri creste sulle operazioni. Secondo, che venga movimentato il portafoglio in modo inverecondo (Mediobanca ha scoperto che viene integralmente rigirato in media ogni sei mesi!). Terzo, che il proprio fondo venga svantaggiato a danno di altri per un ingiusto arricchimento (si veda quanto scoperto dalla Consob al San Paolo); e anche qui potrei continuare...
Ma i mercati sono complessi. Come può un privato fare da solo?
È più semplice di quanto sembri. Basti dire che i fondi obbligazionari, da quando operano (1985), hanno di regola reso mediamente meno di Btp e Cct. Emblematico è il caso di Interbancaria Rendita con dodici anni consecutivi di minus di gestione (si veda la relativa tabella sempre nella mia home page). Fare meglio, semplicemente comprando Btp e Cct, non è difficile.
Però con le azioni non è altrettanto facile fare da sé!
Dopo l'eliminazione dei quantitativi minimi per investire a Piazza Affari, tutto è più semplice. Con 15.000 euro e anche meno si può replicare benissimo l'indice Mib30 senza farsi spillare soldi da nessuna società di gestione.
Nella mia pagina all'Università di Torino è liberamente consultabile (e scaricabile) un piccolo file in Excel per sapere il numero esatto di azioni da comprare a seconda della somma da investire.
Quindi qual è il suo consiglio?
Salvare il salvabile, disinvestendo di corsa da fondi e gestioni patrimoniali in fondi (gpf), a meno di avere fondati motivi di piena soddisfazione. Comunque è una stupidaggine che chi perde debba tener duro perché recupererà.