MILANO - «Per gli obbligazionisti Parmalat questa quotazione
richiede un ripensamento radicale dell'investimento».
Per Beppe Scienza, docente di matematica finanziaria all'università
di Torino e autore del bestseller «Il risparmio tradito»,
i risparmiatori non devono farsi ingannare dal nome dell'azienda:
fra la vecchia e la nuova Parmalat ci sono enormi differenze.
Cambia l'investimento e cambia l'azienda. E quindi?
«Quindi bisogna fare mente locale: questa riconversione,
se così si può chiamare, non ha nulla a che fare ad esempio con
il caso dei titoli argentini, dove le obbligazioni andate in default s
ono state trasformate in altre obbligazioni.
Qui si tratta di obbligazioni societarie che si trasformano in azioni,
com'era già chiaro da parecchi mesi, mentre andava definendosi la procedura
di concordato. Si passa da uno strumento finanziario a un altro,
completamente diverso. Come noto, l'andamento delle azioni è molto più
imprevedibile. Quindi la prima domanda da porsi è: queste azioni si
integrano bene nel mio portafoglio? Chi ha comperato dei bond e adesso si
ritrova in mano delle azioni che non voleva, forse farebbe meglio a vendere...»
Ma non conviene stare a guardare come vanno? Prima o poi entreranno i soldi delle revocatorie...
«Il valore di un'azione è dato da una serie di previsioni molto incerte,
ma è chiaro che il mercato sta già scontando nelle quotazioni di partenza gli incassi
provenienti dalle revocatorie e da altre azioni legali. Naturalmente le azioni Parmalat potranno anche salire,
daranno dei dividendi... Ma come per tutte le azioni si tratta di un investimento che comporta dei rischi notevoli.
Ad esempio la vecchia Parmalat aveva un proprietario, Calisto Tanzi, molto ben reputato (anche se a torto),
mentre ora l'azionariato è diffuso e non c'è ancora un azionista di riferimento».
Ma vendendo, quanto recupereranno gli 85mila ex-obbligazionisti Parmalat?
«Dipende: la cifra che recupereranno varia moltissimo a seconda dei diversi prestiti.
Tenendo fermo come valore iniziale della quotazione i 2,5 euro per azione, corrente al mercato grigio di Londra,
gli ex-obbligazionisti si ritroveranno in tasca qualcosa che va da 15 a 72 euro su 100 euro di obbligazioni,
senza contare il valore dei warrant».
Chi sono quelli che ci rimettono di più?
«Il trattamento peggiore è riservato ai detentori delle tre quotate sul mercato italiano, due del '97 e una
del '98: questi recupereranno 15 euro su 100 senza warrant e 23 euro con i warrant.
Il trattamento migliore ce l'avranno i detentori di un'eurobond poco diffuso,
la Parmalat Soparfi 0% 2022, che si ritroveranno in tasca 72 euro senza warrant e addirittura 115 su 100 con i warrant».
Ma questi sono i casi estremi. Quanto andrà in tasca alla massa?
«La maggior parte degli ex-obbligazionisti recupereranno circa 30 euro su 100 senza warrant e
circa 48 euro con i warrant».
E lei cosa conta di fare?
«Io ho comprato obbligazioni Parmalat anche nei mesi scorsi, già vedendole come azioni.
Ma chi se le ritrova in tasca in cambio delle obbligazioni, deve decidere freddamente che cosa fare,
senza badare a quanto ci ha perso o guadagnato. Per lui è una storia nuova che riparte da zero, come se le
avesse ereditate...»