MILANO - «Se l'Unipol ha intenzione di trattare gli azionisti Bnl come ha trattato i suoi, stiamo freschi...».
Beppe Scienza, docente all'università di Torino e autore del best-seller Il risparmio tradito, è lo studioso che ha messo in moto l'inchiesta della Procura di Milano che ipotizzava l'insider trading sul riacquisto di obbligazioni Unipol.
Ma questo non è un tipico caso di insider trading...
«In un normale caso d'insider trading uno compra azioni sapendo che verrà lanciata un'offerta pubblica d'acquisto a un prezzo più alto. In situazioni simili l'Opa risponde a una logica sua propria, indipendentemente da fenomeni d'insider trading. Ma il caso dell'Unipol è del tutto diverso. Il rimborso anticipato, con cui la società avrebbe gettato via ben 14 milioni di euro, si potrebbe spiegare solo per far guadagnare soldi a qualcuno».
Come ha scoperto questi strani acquisti?
«E' dal 1978 che seguo il mercato obbligazionario italiano e di rimborsi anticipati ne ho visti a centinaia. Però mai nessuno simile a quelli decisi dalla compagnia d'assicurazione bolognese, chiaramente svantaggiosi per i propri azionisti. Tenendo in vita i prestiti e sfruttando già solo la differenza di tasso rispetto ai Btp di pari scadenza (allora sul 4,65%), la società poteva infatti lucrare circa 12,8 milioni di euro anziché rimborsare le Unipol al 2,25% e 1,3 milioni per quelle al 3,75%. Perché dare un calcio a 14 milioni?»
E allora?
«Andai a spulciare le compravendite di quei titoli e vennero fuori cose interessanti. I due titoli in questione erano poco trattati, con volumi giornalieri nell'ordine dei 20-30 o tutt'al più un centinaio di migliaia di euro. Ma nelle settimane precedenti l'annuncio del rimborso, sono passati di mano volumi di milioni di euro del titolo al 2,25%. Il 24 gennaio 2002 addirittura 20 milioni al prezzo di 93. L'emissione al 3,75% aveva ancora meno mercato, ma il 28 gennaio ne passarono di mano 9,8 milioni al prezzo di 97. Curioso che in quei mesi siano spuntati come funghi alcuni investitori che in singoli giorni hanno comprato milioni di euro di questi titoli. Chi comprava quelle obbligazioni a quei prezzi doveva sapere in anticipo dell'imminente rimborso a 100 lire».
Come si è arrivati all'indagine della magistratura?
«Segnalai il fatto nella mia pagina web all'Università di Torino (www.beppescienza.it), al che l'Adusbef fece un esposto alla Consob. La quale procedette a indagini e poi il caso passò alla magistratura».
Lei ritiene che fu veramente un caso di insider trading?
«Questo lasciamolo stabilire ai tribunali. Non è però l'aspetto meno chiaro della vicenda. La cosa più strana fu la stessa decisione dell'Unipol di rimborsare contro ogni logica economica quei prestiti».
Ma Giovanni Consorte ha sostenuto che il rimborso era avvenuto per ridurre il rapporto fra esposizione e mezzi propri...
«La cosa non convince. Perché allora non venne detto subito? Perché questa giustificazione viene fuori solo a fronte delle contestazioni dei magistrati? Anche il Sole 24 Ore scrisse all'epoca che l'Unipol si rifiutava di fornire spiegazioni. Io stesso ricordo che la compagnia cercò di convincermi che il rimborso «era stato deciso per l'alto tasso d'interesse». Un 2,25% annuo a fronte di rendimenti dei Btp del 4,65%. Ma siamo seri!».
Ma allora che conclusioni trae?
«Che un precedente del genere, tuttora non pienamente chiarito, solleva pesanti interrogativi».