Il funerale del credito
d’imposta
per i piccoli risparmiatori
di
Beppe
Scienza
I
risparmiatori che hanno investito direttamente in azioni, incuranti di
tutte le
frottole che gli vengono raccontate per convogliarli nel risparmio
gestito,
finora hanno goduto d’un trattamento
più favorevole se il loro reddito era
medio o
basso (in particolare inferiore a 70.000 euro l’anno). Questo
trattamento di
favore – in realtà una pura e semplice
forma di equità
fiscale – è detto
tecnicamente credito d’imposta sui dividendi. Scegliendo di
incassare i
dividendi in forma piena, senza pagare la cosiddetta cedolare
secca del
12,5%, e dichiarandoli poi nel modello 730 o Unico, è
infatti
maggiore
l’importo che viene in tasca.
Dal
2004 questo cambierà col Decreto
Legge collegato alla Legge Finanziaria 2004. E cambierà in
peggio per chi ha
redditi bassi o medi, come mostra la tabella seguente, che tiene conto
dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali,
stimate in
un 1%
complessivo.
Quanto
si ottiene ogni
100 euro
di
dividendi distribuiti
Reddito
annuo
|
Col
credito d’imposta
|
Con
la cedolare secca
|
Perdita
percentuale
|
Fino
a 15.000 euro
|
118,8
euro
|
87,5
euro
|
-26%
|
Da
15.000 a 29.000 euro
|
109,4
euro
|
87,5
euro
|
-20%
|
Da
29.000 a 32.600 euro
|
106,3
euro
|
87,5
euro
|
-18%
|
Da
32.600 a 70.000 euro
|
93,8
euro
|
87,5
euro
|
-7%
|
Oltre
il 70.000 euro
|
scelta
non
opportuna
|
87,5
euro
|
nessuna
|
Per
il 2004 vi saranno modifiche anche per gli azionisti di
maggioranza
o comunque con quote
significative (c.d.
partecipazioni qualificate), nonché per le
società, sia
per i dividendi incassati sia per il capital gain. Per queste
fattispecie i cambiamenti sono più complessi con vantaggi ad
esempio quando si realizzano plusvalenze.