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di
Stefania
Rimini |
Tratto
dalla puntata di: domenica 17 marzo 2002 ore 23:00 - Rai 3 |
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AUTRICE
Questa
è una comunicazione inviatami dal Monte dei Paschi di Siena. Si
è costretti a strapparla perché hanno risparmiato sulla busta
chiudendo la lettera con un po' di scotch. Ma in fatto di spese, le banche
sono così attente anche quando si tratta di far risparmiare ai loro
clienti?
ALBERTO
TREVISAN - cliente di una banca on line
"Avevo
un conto corrente tradizionale che mi costava circa 180 mila lire all'anno
di spese fisse e quindi ho deciso per uno on line alternativo a questo
che aveva costo zero in pratica, presso la Onbanca. Nell'arco di cinque
mesi soltanto hanno modificato la tipologia di conto, estinguendo quello
che io avevo sottoscritto e convertendomelo in uno già esistente
che aveva invece un costo mensile. Alla mia richiesta di maggiori informazioni
o se questo fosse un errore semplicemente, mi hanno risposto che a causa
degli eventi americani e via dicendo, era stato necessario correggere alcune
condizioni economiche e che quindi il mio nuovo conto era quello e basta
insomma.
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
Buonasera,
parliamo di conti correnti, di investimenti, e quindi di banche. Abbiamo
sentito, crollano le torri gemelle e la banca ti alza il tasso di interesse.
La nostra Stefania Rimini ha indagato un po' su quel che succede nel mondo
dei soldi che vanno e vengono. Per cominciare le banche possono variare
le condizioni di conto corrente come gli pare? Risponde il legale esperto
di diritto bancario considerato il terrore delle banche.
D
- "E' legittimo questo comportamento?"
ROBERTO
VASSALLE - avvocato
"Il
più delle volte è assolutamente illegittimo"
D
- "Che cosa ci dovrebbe essere scritto correttamente nel contratto per
l'apertura di conto corrente riguardo ai tassi?"
ROBERTO
VASSALLE - avvocato
"Il
numero, la cosa più semplice: il conto sarà regolato al tasso
del 6%, virgola, verificandosi variazioni in aumento del tasso ufficiale
di sconto o dell'Euribor o di un altro qualsiasi parametro, il tasso sarà
proporzionalmente variato. Non è difficile, è chiara, è
semplice, e produce automaticamente i suoi effetti. Nessuna banca inserisce
nei propri contratti una clausola di questo tipo. Perchè le variazioni
sfavorevoli che loro operano le operano esclusivamente a seconda del proprio
arbitrio quando gli pare e nella misura che gli pare. Questo non è
giusto".
AUTRICE
Sentiamo
come si difende l'Abi, l'associazione delle banche italiane
D
- "La banca può variare i tassi come e quando le pare?"
LUIGI
CAPALDO - responsabile affari legali Abi
"La
banca lo può fare a condizione che rispetti delle regole. Deve esistere
una clausola in contratto di conto corrente che consenta questa facoltà
alla banca, con comunicazione della variazione al cliente o mediante gazzetta
ufficiale o mediante lettera al suo domicilio. Il cliente, ricevuta la
comunicazione in questi modi, ha quindici giorni di tempo per recedere
dal rapporto, senza pagare nessuna penalità e vedendosi applicare
le condizioni precedentemente in essere rispetto alle variazioni annunciate".
AUTRICE
Passiamo
al capitolo spese.
Qui
siamo in provincia di Brescia, patria della banca Bipop.
Intervistato
anonimo
"Io
ho il conto alla Bipop, sì. Ho investito dei soldi, circa trenta
milioni, in Azimut, che sono fondi di gestione che fino a poco tempo fa
era comunque gruppo Bipop".
AUTRICE
Siccome
i suoi soldi erano investiti in fondi di una società dello stesso
gruppo della sua banca, il cliente li ha proposti come garanzia su una
richiesta di fido di cinque milioni. Ma la banca gli ha negato i soldi.
Anzi, gliene ha chiesti lei .
Intervistato
anonimo
"Oltre
a non darmi il fido mi hanno anche addebitato 50 mila lire di spese"
D
- "Per aver fatto cosa?"
Intervistato
anonimo
"Spese
revisione affidi"
AUTRICE
Ma
risultano anche casi di spese per servizi che non sono proprio mai stati
resi.
ANDREA
BARANES - cliente della Banca di Roma
"Allora,
io ho ricevuto questa carta di credito che non ho mai richiesto e un giorno
senza che gli avessi detto niente mi arriva questa carta di credito a casa,
che è scritto che non è attiva e dovevo telefonare a un numero
per attivare la carta. Io non ho mai chiamato questo numero, non ho mai
attivato questa carta, e sui fogli che mi hanno mandato insieme alla carta
di credito non c'era scritto da nessuna parte né le condizioni,
né costi, né niente del genere".
AUTRICE
Con
l'estratto conto però arrivano da pagare dodicimila lire di polizza
per la carta di credito mai richiesta
ANDREA
BARANES - cliente della Banca di Roma
"Quando
sono andato in banca a protestare per queste dodicimila lire mi hanno detto
che me le avrebbero tolte dal conto, però perché sono andato
io di persona a chiedergli che cos'erano questi soldi e perché c'erano
queste dodicimila lire, altrimenti me le sarei ritrovate sull'estratto
conto e le avrei dovute pagare".
AUTRICE
Ma
soprattutto la banca è diventata un posto dove l'obiettivo è
vendere, vendere il più possibile, come conferma un ex bancario,
che si è tolto la soddisfazione di scriverci sopra dei libri.
GIUSEPPE
CLOZA - ex bancario
"Io
stavo allo sportello, inizialmente stavo allo sportello e circa tutte le
mattine in agenzia arrivava dalla mega direzione ipergalattica una lista
di titoli, azioni, obbligazioni, prodotti diciamo, prodotti finanziari
che andavano, come si dice in gergo, "spinti"."
AUTRICE
Insomma,
bisogna raggiungere gli obiettivi del budget
GIUSEPPE
CLOZA - ex bancario
"Poi
ci sono anche i viaggi premio per chi raggiunge gli obiettivi, sì
certamente".
AUTRICE
Questa
storia del budget la conferma anche un altro che ha lavorato in banca per
vent'anni e che come ex può permettersi di parlare
FRANCO
RIVOLA - ex bancario
"
A noi arrivava un foglio, più che altro arrivavano delle direttive
nelle quali ti dicevano che dovevi raggiungere questi obiettivi, poi magari
giornalmente ti arrivava un elenco di prodotti da vendere, che in gergo
tecnico si chiamano "malinconie"
D
- "Perchè?"
FRANCO
RIVOLA - ex bancario
"Perchè
sono quelli che nessuno vuole e rimangono sul gozzo e li devon vendere".
AUTRICE
Siamo
riusciti ad avere, tramite un informatore che lavora in banca, alcune di
queste circolari interne sul raggiungimento del budget. Il messaggio è
dell'ufficio marketing per la filiale:
"Si
informa che è stato deciso l'inizio di una campagna inerente la
vendita del Fondo Eurofund. In allegato si invia un elenco di nominativi
di clienti selezionati che dovranno essere contattati. Il budget di spesa
per l'anno solare in corso è suddiviso ed attribuito a singola Agenzia;
il vostro è di L.150.000.000"
AUTRICE
Questo
sistema del budget non va giù a molti lavoratori bancari, che si
sono visti trasformare in venditori
TIZIANO
TROIANI - bancario sindacalista BNL
"C'è
una spinta a pressare i lavoratori, dipendenti e non, a vendere prodotti".
AUTRICE
Alla
fine può capitare anche che siano i clienti ignari di tutto a contribuire
a raggiungere questi budget.
FRANCO
RIVOLA - ex bancario
"
Ad esempio un modo per raggiungere questi budget era addebitare a fine
anno, perché soprattutto si presentano a fine anno queste problematiche,
addebitare delle cifre forfettarie sui conti correnti: sui vari conti ad
esempio una cifra forfettaria di diecimila lire, con la dicitura "spese
forfettarie". Quindi cento protestavano e in seguito alla protesta venivano
tolte le diecimila, e gli altri duemilanovecento se la cuccavano..."
AUTRICE
...E
la banca intascava.
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
Vi
invitiamo a controllare sempre la voce "spese forfettarie", anche se in
questo caso non sono cifre da capogiro…c'è però chi si è
rovinato con le spese addebitate dalle banche.
Per
esempio, la signora Vezzoni, che abita nella bassa mantovana, commercia
salumi, ha sempre avuto il c/c alla banca agricola mantovana, e ha un fido
da dieci milioni.
Era
sempre andato tutto bene, fino al giorno in cui la signora incassa, suo
malgrado, degli assegni risultati in seguito rubati.
Rivarolo,
bassa Mantovana
LETIZIA
VEZZONI - artigiana
"Avevo
avuto dei problemi con degli assegni circolari non trasferibili che avevamo
preso da dei clienti nella zona di Napoli che poi sono risultati rubati,
trafugati dalle raccomandate. In questo caso io che avevo incassato i soldi
ho dovuto restituirli ai legittimi proprietari".
D
- "Ed erano cifre alte?"
LETIZIA
VEZZONI - artigiana
"Eh,
quasi duecento milioni in tutto. Man mano che arrivavano gli assegni io
nel giro di un giorno o due dovevo restituire la cifra, c'è stato
un giorno che ho dovuto restituire centoventi milioni, per cui io mi sono
trovata nella massima difficoltà, non sapevo più cosa fare".
AUTRICE
Secondo
la signora, ogni volta che lei pagava qualche fornitore con un assegno,
se la cifra eccedeva il fido la banca le teneva l'assegno in sospeso per
qualche giorno, finchè lei non andava ad aggiungere dei soldi sul
conto.
Quando
i soldi c'erano la banca le pagava l'assegno, ma intanto ogni volta le
addebitava trenta o quarantamila lire come "spese gestione assegni"
LETIZIA
VEZZONI - artigiana
"Siccome
mi trovavo un po' in difficoltà, uscivo dal fido magari di cento
o di duecentomila lire, non mi pagavano l'assegno. Me lo tenevano fermo
in banca un giorno o due, quando io insomma andavo a versare i soldi, che
i soldi c'erano, mi pagavano l'assegno. Però contemporaneamente
mi addebitavano una "spesa gestione assegni" da venti, trenta, quarantamila
lire a seconda se avevano aspettato un giorno, due o più giorni.
Ho fatto un calcolo, un trimestre mi sono trovata un milione e mezzo solo
di spese gestione assegni. In un anno quasi nove milioni e mezzo di spese
gestione assegni su un fido di dieci milioni. Chiedevo spiegazioni, mi
dicevano: "E' una norma stabilita dall'Abi". Per cui io non potevo dir
nulla".
D
- "È vero che le "spese gestione assegni" sono state stabilite da
voi?
LUIGI
CAPALDO - responsabile affari legali Abi
"Assolutamente
no. Le banche decidono in piena autonomia le spese, i tassi, e quant'altro
applicato sul piano economico al rapporto".
D
- "Che senso ha la voce "spese gestione assegni"?
LUIGI
CAPALDO - responsabile affari legali Abi
"Questa
voce riguarda costi che la banca incontra quando l'assegno è stato
emesso dal cliente con qualche irregolarità. Se l'assegno fosse
stato emesso in modo regolare, la spesa non si sarebbe applicata".
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
L'irregolarità
consisteva in uno scoperto, magari di sole centomila lire per un giorno
o due. Il punto è che nove milioni e mezzo in un anno per la gestione
assegni sono tanti, è quasi l'ammontare di un altro fido! Forse
c'era un altro modo per andare incontro ad un cliente in difficoltà,
magari forfettizzando le spese. Il cliente non è solo un soggetto
da spremere!
In
ogni caso avremmo voluto verificare con la banca la versione della signora,
ma la banca agricola mantovana, da noi interpellata, ha preferito non esprimersi
finche' c'è la causa in corso. E adesso cambiamo valle.
AUTRICE
Ma
ora spostiamoci sulle colline nei dintorni di Prato, dove la banca per
antonomasia è appunto la Cassa di risparmio di Prato. Come molti
altri, ha il conto corrente alla Cariprato anche l' ex costruttore edile
che sto andando ad incontrare.
Ex,
ma non per sua scelta. Muratore e figlio di muratori, noto in paese per
la sua onestà, non era certo un palazzinaro che speculava, infatti
per la gente onesta basta che vada male un affare e si trova a terra.
Il
signor Lenzi costruiva edifici per poi rivenderli e usufruiva di un normale
fido bancario. Un giorno, a causa di una mancata vendita, si trova a dover
appianare un debito verso la banca di circa un miliardo.
L'imprenditore
dà quindi mandato alla banca di vendere alcuni dei suoi immobili.
Ma l'operazione di vendita si protrae nel tempo e intanto il debito cresce.
LANFRANCO
LENZI - ex imprenditore edile
"Non
venivano venduti, anche su richiesta".
D
- "E quindi il debito che lei aveva con la banca è aumentato enormemente?"
LANFRANCO
LENZI - ex imprenditore edile
"E'
aumentato, addirittura erano più di interessi che il capitale. Aumentavano
gli interessi e, non vendendo, non diminuiva neanche il conto".
AUTRICE
Nonostante
tutto l'imprenditore aveva abbastanza case da vendere per ripagare il debito
LANFRANCO
LENZI - ex imprenditore edile
"Loro
avevano già incassato circa ottocento milioni, fra alcune vendite
di beni miei e il ricavato del 70% degli affitti che io avevo e che loro
incameravano".
AUTRICE
A
un certo punto la banca decide di vendere anche questo antico rustico ,
dove il cliente si era trasferito ad abitare e per lui è un guaio.
LANFRANCO
LENZI - ex imprenditore edile
"Avevano
altre richieste per vendere altri immobili, non vendevano quelli ma volevano
vendere questo rustico. E io avevo venduto l'appartamento per andare lì...
e poi dopo mi buttate fuori anche da lì, eh cavolo".
AUTRICE
A
quel punto il cliente vende il rustico egli stesso ad un acquirente che
se non altro gli avrebbe permesso di continuare ad abitare lì per
un altro po'. E poi il giorno seguente va in banca a portare il ricavato.
LANFRANCO
LENZI - ex imprenditore edile
"La
mattina dopo siamo andati a portare i soldi del ricavato in banca, e la
banca non li ha voluti accettare".
D
- "Perchè?"
LANFRANCO
LENZI - ex imprenditore edile
"Perchè
dice, "Ora questi non bastano più". Loro subito hanno detto:"Allora
il Lenzi si farà fallire, queste sono state le parole."
D
- "Le hanno detto così, che l'avrebbero fatta fallire?"
LANFRANCO
LENZI - ex imprenditore edile
"Sì".
AUTRICE
Infatti
la banca ha chiesto il fallimento. Le prove di questa storia sono al tribunale
di Prato, che le sta vagliando, quindi per il momento rimane una versione
del cliente.
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
E
la Cariprato cosa dice? Interpellata la banca ha deciso di non commentare
perchè c'è la causa in corso. Nel frattempo il curatore del
tribunbale per il fallimento ha fatto a sua volta causa alla Cariprato
perchè venga accertato se il fallimento è stato provocato.
E
adesso entriamo nel girone degli investimenti, e cominciamo con quelli
che almeno una volta nella vita, dicono, si sono comprati tutti, cioè
i fondi comuni.
ANTONELLA
FREGGIARO - cliente del Sanpaolo Imi
"Circa
tre anni fa io mi sono trovata ad avere un'eredità da parte di mio
padre di circa trecento milioni, contemporaneamente mia mamma era ricoverata
in una casa di cura, quindi la mia preoccupazione era di garantire a lei
una rendita in grado di pagare parte della retta. Per cui, con il Sanpaolo
Imi, dove mio padre aveva il conto, loro mi hanno suggerito di fare un
investimento in fondi bilanciati. Per questi trecento milioni io avevo
una rendita mensile di un milione e tre. Dopo circa un anno e mezzo, venni
chiamata telefonicamente dalla banca la quale mi consigliò di cambiare
la componente, di alzare la parte azionaria e di diminuire la obbligazionaria,
sempre dicendomi che però, stante le condizioni attuali, il rischio
era limitato. Dopodichè però non ho più avuto notizie
dalla persona che mi aveva consigliato questa operazione e dagli estratti
conto che mi arrivavano chiaramente capivo che la mia situazione azionaria
continuava a peggiorare".
D
- "Quanto aveva perso?"
ANTONELLA
FREGGIARO - cliente Sanpaolo Imi
"Avevo
perso circa 25 milioni".
D
- "E che le ha detto l'impiegato?"
ANTONELLA
FREGGIARO - cliente Sanpaolo Imi
"Mi
ha detto che comunque io avevo continuato a percepire la rendita, e che
in ogni caso era mio obbligo muovermi prima".
AUTRICE
Circa
un terzo della ricchezza delle famiglie italiane è custodito in
fondi comuni. Chi se ne occupa sono le SGR, Società di Risparmio
Gestito, che sono quasi tutte di proprietà di gruppi bancari.
Siamo
andati a vederne una
GIOVANNI
FACCHINI MARTINI - responsabile investimenti Ing Italia
Diverso
è il lavoro per i gestori sui mercati obbligazionari, perché
loro si devono occupare delle grandi macrovariabili del mondo, quindi i
tassi, le valute, le politiche internazionali. Qui comprano e vendono obbligazioni,
come i colleghi di là compravano e vendevano azioni".
AUTRICE
Quasi
tutti nella vita hanno comprato dei fondi comuni, ma come li stanno gestendo,
bene o male?
Per
capirlo sono andata all'Università di Torino. Qui si studia un testo
sul "risparmio tradito". Lo ha scritto un professore di matematica che
ha fatto i conti a partire dal 1984, l'anno di nascita dei fondi d'investimento,
che secondo lui in Italia sono partiti male fin dall'inizio, in particolare
quelli obbligazionari, che venivano proposti in alternativa ai Bot e ai
Cct
BEPPE
SCIENZA - docente Pianificazione Economica Università di Torino
"Ogni
cento milioni investiti, chi si è affidato al risparmio gestito
ha ottenuto quattordici, sei, dieci milioni in meno che facendo da solo.
Ecco, andiamo avanti nel tempo e purtroppo la storia continua. I fondi
sono molti di più dal '94 al '98, ma sempre fanno guadagnare di
meno di quanto si ottiene con i Btp e con i Cct . In particolare, ogni
cento milioni investiti, in certi casi addirittura trenta milioni in meno
che investendo in Btp e Cct. Prova che il risparmio gestito non crea ricchezza,
ma semmai la distrugge".
Autrice
Questi
erano i fondi obbligazionari, ci sono poi i fondi azionari, che hanno commissioni
più alte e che sono quelli che le banche negli ultimi anni hanno
spinto di più .
Quindi
molta gente se li è comprati anche se aveva una bassa propensione
al rischio
LANFRANCO
FOSSÀ - cliente della Banca popolare di Verona
"La
banca era la Popolare di Verona, è stato questo amico che era l'ex
direttore di questa banca, che mi ha detto: "Prenda questi titoli perché
adesso valgono questo, però l'anno prossimo avranno un rendimento
molto importante, quindi si fidi". E io mi sono fidato. Su quello a rischio
avevo investito una decina di milioni e alla fine ne ho riavuti otto. La
banca, quando io tentavo di riprendermi il capitale, cercava di insistere
perchè io lo lasciassi e perché, comunque, l'affermazione
che loro usavano spesso era quella di dire "la borsa non può andare
peggio di così, vedrai che si riprende".
AUTRICE
L'idea
era che i fondi azionari dovevano rendere di più degli altri. Allora
vediamo come sono andati gli azionari
BEPPE
SCIENZA - docente Pianificazione Economica Università di Torino
"I
fondi azionari hanno fatto anche peggio, anzi hanno fatto decisamente peggio.
Questo riguarda sempre i fondi azionari italiani da inizio '95 a inizio
2000: ebbene di nuovo hanno fatto peggio che la Borsa italiana. La Borsa
italiana ha fatto il 211%, i fondi azionari specializzati sulla Borsa italiana
han fatto mediamente il 168%, ovvero 43 milioni in meno ogni 100 inizialmente
investiti".
GIUSEPPE
TURANI - giornalista "La Repubblica"
"Abbiamo
il dato spaventoso del 2000, che è l'unico definitivo, costruito,
calcolato eccetera, dove sui fondi azionari hanno perso ventiseimila miliardi".
D
- "Va bene, però la Borsa è andata male, è per questo
motivo?"
GIUSEPPE
TURANI - giornalista "La Repubblica"
"Sì,
la Borsa è andata male, ma quando la Borsa va bene allora il fondo
non mi serve, chiunque è capace di guadagnare dei soldi perché
basta comprare dei titoli e il mese successivo si è un po' più
ricchi. Uno va dai fondi, paga ricche commissioni, perché spera
che lo aiutino ad attraversare i periodi difficili".
AUTRICE
I
dati si riferiscono a un'indagine di Mediobanca. Ma su questi dati l'associazione
di categoria dei gestori di fondi ha qualcosa da dire.
GUIDO
CAMMARANO - segretario generale Assogestioni
"E'
un' indagine dal nostro punto di vista, e lo abbiamo dimostrato con uno
studio, metodologicamente sbagliata, perché non tiene conto dell'andamento
nel tempo dei fondi. Chi ha investito in fondi comuni nella globalità,
cioè un portafoglio misto, chi ha investito nell'85 cento lire,
se ne ritrova oggi più di quattrocento. Chi ha investito cento lire
nei fondi azionari nell'85, alla fine del '99 se ne ritrovava novecento.
Adesso la Borsa è scesa e se ne ritrova seicento, comunque è
sempre un bel guadagno, mi sembra. Avendo mantenuto il fondo, ovviamente".
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
Questo
significa, che a prescindere da chi ha ragione sui numeri, per guadagnare
qualcosina occorre non aver mai bisogni di quei soldi per quindici anni!
Sarà
forse per questo motivo che sono saltati fuori dei prodotti più
redditizi, come le gestioni patrimoniali in fondi, e i fondi dei fondi.
Ci sono dei corsi di laurea su queste cose…
GIOVANNI
FACCHINI MARTINI - responsabile investimenti Ing Italia
"I
fondi di fondi sono fondi che, invece di investire in azioni e obbligazioni,
investono in altri fondi, per cui aumentano la diversificazione perché
è come un po' quando si gioca col Lego, invece di comprare le singole
caselline, i singoli blocchetti, si comprano già dei prodotti gestiti.
Chiaramente il fondo dei fondi ha una doppia commissione: quella dei fondi
e quella del fondo dei fondi".
AUTRICE
Chiaramente
in questi fondi di fondi c'è una doppia commissione, ma c'è
anche dell'altro, visto che si è mossa per indagare la Consob, l'ente
che controlla gli intermediari finanziari.
FABRIZIO
TEDESCHI - responsabile divisione intermediari Consob
"Può
accadere che il gestore del fondo dei fondi scelga quello più caro
perchè ne ha un interesse ad avere un ristorno".
D
- "Che vuol dire?"
FABRIZIO
TEDESCHI - responsabile divisione intermediari Consob
"Vuol
dire che il fondo, chiamiamolo "primario", quello che sceglie i titoli
direttamente, paga una commissione di retrocessione, quindi una parte delle
sue commissioni di gestione vengono retrocesse, vengono cedute, al gestore
secondario, al fondo dei fondi".
AUTRICE
In
sostanza vuol dire che il fondo di fondi si fa pagare una percentuale dai
singoli fondi che acquista. Ma è legittimo?
FABRIZIO
TEDESCHI - responsabile divisione intermediari Consob
"Noi
lo stiamo esaminando, non abbiamo ancora stabilito se è illegittimo
o no".
AUTRICE
E
poi, secondo voi, dovendo comprare dei fondi per conto del cliente, la
banca quali fondi comprerà, quelli degli altri o i suoi?
GIUSEPPE
CLOZA - ex bancario
"
Una volta aperta, accesa la gestione di fondi, la banca acquista e vende
dei fondi che normalmente, guarda caso, sono della stessa banca".
D
- " Cioè sono suoi?"
GIUSEPPE
- ex bancario
"Eh
bè, normalmente sì. Mantiene le cose in casa, no? E qual
è il fatto, il fatto è che su questi fondi singoli ci saranno
delle altre commissioni, ad esempio ci può essere la commissione
di gestione, ci può essere la commissione di performance, ci può
essere una commissione in certi casi per spostarsi da un fondo all'altro
...decisione presa dalla banca di spostarsi da un fondo all'altro".
AUTRICE
Se
è così, non c'è da stupirsi che facciano tanta pubblicità
alle gestioni patrimoniali in fondi. Quasi quanto spingono le polizze vita
di tipo previdenziale. Vediamo perché.
D
- " Quindi lei ha fatto delle polizze vita?"
FERDINANDO
OLIVIERI - cliente di Cooperbanca
"
Sì, ho contattato un funzionario della mia banca, con questi ho
firmato diciamo un investimento di cinque anni, una polizza assicurativa
di cinque anni. Ho avuto l'esigenza poi di riscattarla anticipatamente
e , per sei mesi, su una cifra di sessanta milioni ci ho rimesso sei milioni
e cento mila lire".
AUTRICE
Com'è
possibile rimetterci il 10 % ritirando i soldi soltanto sei mesi prima
del previsto? Dipende forse dai costi? Andiamo a vedere nel contratto:
la voce dei costi, indicata per altre tipologie di polizza, per quella
in questione è stata lasciata in bianco. Perchè?
ROBERTO
GUSSONI - responsabile assicurazioni vita Ania
"Non
c'è l'obbligo di scrivere i costi, ma c'è l'obbligo di avvisare
il cliente, di informare il cliente, che a sua richiesta gli vengono declinati,
specificati i costi del contratto. Uno per uno".
AUTRICE
Ma
invece che sia il cliente a doversi informare, che spesso neanche gli viene
in mente, perché non ci pensano le Assicurazioni a scrivere tutti
i costi delle polizze nero su bianco nel contratto?
ROBERTO
GUSSONI - responsabile assicurazioni vita Ania
"
Perchè? Perchè il costo è per così dire personalizzato.
Quindi ha più senso spiegare al diretto interessato, in funzione
della sua età, del sesso, del suo stato di salute, della tipologia
di prodotto che lui intende acquistare, quali sono i costi associati a
queste diverse componenti".
AUTRICE
Il
fatto è che una delle cose più oscure da capire sono i costi
delle polizze vita previdenziali. E siccome non c'è l'obbligo di
scriverli nel contratto, bisogna fidarsi di quello che ti dice l'assicuratore.
E allora sentiamo com'è andata a uno che si è fidato.
CARLO
PEROLI - libero professionista
"
Io nel '94 ho stipulato una polizza vita con la Minerva, che adesso è
diventata Zurigo, una polizza vita di quelle classiche, in cui si fanno
dei versamenti annuali e alla fine di un certo numero di anni - io l'ho
fatta per venti anni - si può ritirare un capitale oppure si può
trasformare questa assicurazione in una rendita".
AUTRICE
A
distanza di otto anni, però il cliente ha scoperto che se ritirasse
i soldi adesso, ci perderebbe più del 20%
D
- " Ma perché? Gliel'hanno detto perché questa perdita?"
CARLO
PEROLI - libero professionista
"
Mi è stato detto perché il mercato è andato in un
certo modo, che non poteva essere prevista questa perdita. Mi sono anche
un po' arrabbiato perché l'assicuratore mi aveva garantito che anche
dopo solo cinque anni, pur non avendo la garanzia di un guadagno come quello
che viene promesso dopo venti anni, quantomeno non ci si perdeva".
AUTRICE
Siamo
andati a vedere nel contratto e anche in questo caso non siamo riusciti
a trovare i costi. E allora non potrebbe darsi che il cliente ci abbia
rimesso anche per via dei costi?
BEPPE
SCIENZA - docente pianificazione economica Università di Torino
"Nel
caso delle polizze vita nessuna conviene. Proprio per come sono fatte,
perchè hanno costi altissimi".
AUTRICE
Comunque
sia, le polizze vita pensionistiche dovrebbero prima di tutto garantirci
la tranquillità per la vecchiaia. Come dice il Sanpaolo nella pubblicità
di una sua polizza vita pensionistica:
Un
reddito che nessun rischio può insidiare
AUTRICE
Ma
è proprio vero che le polizze vita previdenziali garantiscono un
reddito che nessun rischio può insidiare?
BEPPE
SCIENZA - docente Pianificazione Economica Università di Torino
"Nessuna
formula pensionistica, né le polizze vita né i fondi pensione
garantiscono il potere d'acquisto. Vuol dire che si avranno sicuramente
gli importi promessi, ma può darsi che in potere d'acquisto valgano
come un pugno di mosche".
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
Tradotto
vuol dire che, se contro ogni previsione, dovesse rispuntare una bella
inflazione …tanti saluti alla pensione integrativa. Va però precisato
che rispetto alle altre forme d'investimento la polizza vita è anche
un'assicurazione sulla vita, e se malauguratamente muori o hai un grave
incidente si riscuote un premio. Queste forme di assicurazione sono realmente
il nostro futuro, per questo occorre una vigilanza spietata da parte dell'autorità
competente.
Proseguiamo
con gli investimenti. Visto che i titoli di Stato non rendono più
come una volta, le banche hanno inventato le obbligazioni strutturate.
Cioè prodotti composti da altri prodotti. In questo caso per l'investitore
è praticamente impossibile conoscere il valore effettivo di quello
che sta comprando. E anche capire come funzionano, non è roba da
tutti.
AUTRICE
Molto
spesso le banche italiane comprano le obbligazioni strutturate "all'ingrosso"
da una banca estera che è quella che effettivamente le architetta
.
Quindi
per sapere se questi prodotti valgono quello che ce li fanno pagare, sono
andata direttamente da una persona che lavora in una di queste banche,
nel caso, in Svizzera.
Questa
persona è proprio la specialista che costruisce i prodotti che alcune
banche italiane comprano già belli pronti e poi rivendono ai loro
clienti in Italia.
E
di cose da dire la specialista ne ha.
Anonima
- dipendente di una banca svizzera
"Sui
prodotti strutturati tante volte la banca dice "non ci sono commissioni",
però all'interno del prodotto ci sono dei margini consistenti".
D
- "Lei li conosce percè praticamente li fa questi prodotti?"
Anonima
- dipendente di una banca svizzera
"Sì"
D
- " E' possibile che uno chiede un prodotto, l'altro chiede lo stesso prodotto,
e poi lo vendono a prezzi diversi?"
Anonima
- dipendente di una banca svizzera
"
Oh sì, chiaro. Anzi, quasi sempre succede che uno stesso identico
prodotto venga venduto (identico magari no, però molto simile)...venga
venduto a due prezzi differenti dalle banche italiane.
Io
so quali sono le banche che guadagnano di più e quelle che guadagnano
di meno, però non posso dirglielo".
AUTRICE
Dirlo
significherebbe essere riconosciuta.
Volevo
sentire qualcuno che ha comprato queste "obbligazioni strutturate".
E
ne ho trovato uno che ci ha investito un bel po' di soldi.
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"Mi
sono alzato alle cinque io a guadagnarli, due volte alla settimana, eh.
Perchè a Bergamo dicono "pocheti ma tocheti". Qui pocheti e anche
una sberla, perché mi han raggirato".
AUTRICE
Il
signor Scaburri da molti anni è cliente del Sanpaolo. Ha sempre
investito in titoli di stato, che gli rendevano il sette, l'otto, il nove
per cento.
Quando
i rendimenti dei titoli sono calati, si è chiesto in quale altro
modo poteva investire una cifra di duecento milioni. E' andato in Banca
e lì gli hanno venduto una delle cosiddette "obbligazioni strutturate".
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"Io
ho sempre chiesto titoli a capitale fisso, invece loro mi han fatto firmare
a capitale a rischio".
AUTRICE
Insomma,
lui voleva una cinquecento e invece si è ritrovato con una Ferrari,
sarebbe a dire un'obbligazione strutturata della Banca Europea degli Investimenti,
durata trent'anni, con interessi per i primi dieci anni e poi per venti
anni lui non prenderebbe più niente, però alla scadenza gli
ridanno più del doppio di quello che ha investito. Ma la scadenza
è fra trenta anni, e lui di anni ne ha 65.
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"E
io devo star qui ad aspettare 30 anni per riprendere, dei duecento, quattrocento
milioni quando ho novantacinque anni. Non lo so chi avrebbe fatto una cosa
del genere".
AUTRICE
Pentito,
il signor Scaburri è tornato in Banca per cercare di vendere l'obbligazione,
ma qui ha fatto un'amara scoperta.
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"Mi
hanno detto che se io volevo portarli via adesso, i duecento milioni erano
centotrenta, eh no".
AUTRICE
Il
Sanpaolo risponde che la consuetudine del suo personale è di lasciare
che sia il cliente a decidere sugli investimenti proposti.
Lo
dimostra il fatto che il cliente ha firmato questo modulo, dove dichiara
che sa che sta comprando un prodotto rischioso, per le peculiarità
a lui ben note, eccetera eccetera.
E
nonostante tutto, in base ai suoi obiettivi, ritiene l'investimento pienamente
adeguato. Quindi il Sanpaolo sostiene che il cliente ha letto ed era informato.
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"
E io ripeto che se avessi letto, quella mattina lì o ero ubriaco
o drogato, tant'è vero che io alla mattina bevo solo il cappuccio
con il 95% latte".
AUTRICE
Ma
con duecento milioni in ballo, mi chiedo, com'è possibile firmare
senza leggere?
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"
Sta alla fiducia scusi, lei per esempio quando va a firmare le assicurazioni,
se le legge?
D
- "Cerco..."
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"Guardi
che sono tre o quattro pagine....e uguale con le banche, vive con fiducia
come ho fatto sempre".
AUTRICE
La
filosofia del vivere con fiducia però ha messo il signore in rotta
di collisione anche con un'altra banca, la Cariplo, e sempre a causa di
un'obbligazione strutturata.
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"
Stessa cosa, identica. E' successo che io fino al 2014 li devo lasciare
lì, però io, se mi occorrono, oggi trecento milioni valgono
duecentoquaranta". Perchè non mi ha detto che erano a rischio, perché
ho sempre detto che a me interessa a capitale fisso".
AUTRICE
Ma
la Cariplo non gli crede e gli risponde così:
"La
circostanza che all'atto dell'investimento non le sia stata fornita adeguata
informativa ci induce a una certa perplessità"
AUTRICE
Nel
frattempo al signor Scaburri non resta che consolarsi con la sua collezione
di facce di bronzo.
BENITO
SCABURRI - commerciante in pensione
"
Son arrivato alla 64°esima. E sa quante ne ho da fare ancora. Mi mancherebbe
un banchiere..."
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
Il
signor Scaburri ha tutta la mia comprensione…uno dice, devi leggere quello
che firmi, è giusto, ma cosa leggo, visto che e' anche un po' complicato
capire quello che c'è scritto! Pertanto mi fido, perché parto
dal presupposto che la mia banca, tuteli i miei interessi! E adesso passiamo
alle azioni. Dicono: più rischi e più guadagni, ma essendo
un po' come il gioco d'azzardo, sarebbe più corretto dire che puoi
anche perdere un bel po' di soldi. Per dire…i piccoli investitori sono
chiamati "parco buoi".
MICHELE
BOFFETTI - piccolo investitore
"Ho
investito in azioni, diciamo, investo in azioni da dieci anni, grossomodo,
e l'anno scorso mi sono fatto incantare anch'io dal cosiddetto nuovo mercato,
dove ahimè ci stiamo rimettendo qualcosina. Quel qualcosina è
nell'ordine di sei milioni su un totale di diciotto di ammontare complessivamente
investito. Pazientemente aspetto che recuperino, però".
AUTRICE
Quelli
come lui i professionisti li inseriscono nel "parco buoi"
MICHELE
BOFFETTI - piccolo investitore
"
Ne sono convinto di questo! Non ci sto volentieri"
AUTRICE
Li
chiamano "parco buoi" perché entrano quando i grossi guadagni sono
stati già fatti, e quando tutti scappano rimangono dentro a farsi
macellare. Sono i piccoli risparmiatori che investono in borsa. Negli ultimi
anni sono diventati sempre di più.
LUCA
FILIPPA - Borsa Italiana
"Le
nostre analisi portano a stimare che alla fine del 2000 circa il 26% della
capitalizzazione, cioè del valore delle azioni quotate, fosse posseduto
direttamente dalle famiglie. Questa cifra sale quasi al 40% se, oltre al
possesso diretto di azioni, si considera anche il possesso di azioni detenute
dai fondi di investimento e dalle gestioni patrimoniali".
AUTRICE
Soprattutto
la passione è scoppiata da quando è possibile acquistare
azioni via internet da casa propria, il cosiddetto trading on line.
Per
alcuni è diventata una mania: per esempio qui siamo alla Rai e sono
in corso le registrazioni dello studio di Report. Cosa c'è in regia?
Un monitor che è sempre sintonizzato sulla borsa.
Ma
perchè alla gente è venuta voglia di giocare in borsa on
line?
GIANLUCA
LUNGHITANO - trader per hobby
"
Perchè nel '99 i mass media dicevano che si guadagnava facilmente.
Ed effettivamente era così nel '99. Io non ti nego che ho acquistato
un titolo il dieci settembre. Quindi considera l'11 settembre quando sono
tornato a casa dal lavoro che cosa ho provato accendendo il computer e
vedendo il titolo che avevo acquistato il giorno prima in che percentuale
era calato".
ROBERTO
PANIZZA - economista
"
Nel mondo della finanza non c'è valore aggiunto, io guadagno se
qualcuno perde. Allora siccome tra i grossi calibri cercano di non schiacciarsi
i piedi l'uno con l'altro, allora chi è destinato a perdere per
far guadagnare i grandi potentati finanziari? E' il piccolo risparmiatore".
AUTRICE
Il
trading on line è gestito dalle SIM, cioè le società
di intermediazione mobiliare, che organizzano un gran numero di corsi per
insegnare alla gente a diventare più ricchi.
Siamo
andati anche noi in un grande albergo a Napoli, dove si sta svolgendo uno
di questi seminari.
C'è
il superesperto che sta spiegando come si fa "speculazione fulminea" ,
cioè comprare e vendere nel giro di pochi secondi, in gergo "scalping".
Il
corso è finanziato appunto da una SIM, cioè un intermediario
che poi ci guadagnerà un tot su ogni ordine di acquisto o vendita.
Già
che ci sono, faccio un po' di conoscenza con gli aspiranti speculatori
fulminei
D
- "Ma lei lo fa per divertimento, per investimento o per lavoro?"
Partecipante
al seminario
"No,
per lavoro no. Lo faccio per investimento soprattutto e anche per divertimento,
infatti la prendo con molto distacco".
D
- " Però ci studia".
Partecipante
al seminario
"Ci
studio, sì"
AUTRICE
Quelli
come lui comunque restano una minoranza. Per lo più la gente compra
normalissime azioni e magari per andare più sul sicuro, compra quelle
delle principali aziende italiane.
Così
ha fatto per esempio una famiglia di agricoltori della provincia di Mantova,
che aveva il conto alla Banca agricola mantovana.
La
famiglia in questione stava tenendo i propri risparmi investiti in titoli
di stato BTP.
Nei
primi mesi del 2000 si erano recati alla loro filiale e qui gli avevano
detto che poteva essere un buon affare per loro comprare azioni Olivetti,
perchè era in vista una scalata al titolo.
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"Ci
ha detto la banca, il vicedirettore, che ci sarebbe stata una scalata su
Olivetti. E allora si è puntato tutto sul gruppo di Colaninno. Quindi
oltre alle Olivetti sono state acquistate Telecom, Tim e Seat Pagine gialle".
AUTRICE
Siccome
non c'erano abbastanza liquidi sul conto corrente perché erano appunto
investiti in BTP, la Banca avrebbe prestato loro i soldi per poter acquistare
le azioni. Viene così aperto un consistente fido.
D
- "Di quanto?"
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"
Di quattro miliardi e mezzo".
D
- "Che erano tutte azioni dove comunque la Banca Agricola Mantovana aveva
un interesse?
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"Eh
sì".
AUTRICE
La
Banca aveva venduto alla signora azioni di società che nel 2000
erano controllate dalla Olivetti, che a sua volta era controllata dalla
Bell, di cui faceva parte la Hopa, cioè la holding di Colaninno
e soci.
A
sua volta la Hopa era partecipata per l'1,7% proprio dalla Banca .
Tant'è
vero che, come si può vedere da questa visura camerale del 2001,
tra i consiglieri d'amministrazione della Hopa figurava Piermaria Pacchioni,
che è il presidente della Banca agricola Mantovana, mentre il presidente
della Hopa, Colaninno, è anche consigliere d'amministrazione della
Banca.
E'
ovvio quindi che la Banca avesse interesse a che i suoi clienti investissero
in azioni delle società di Colaninno.
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"Si
investivano con il prestito della Banca, poi si vendevano altri Btp, finchè
sono stati venduti tutti i Btp".
D
- "E quindi voi siete rimasti con un investimento soltanto nelle azioni?"
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"Sì"
D
- "E a quel punto però le azioni hanno cominciato a calare?"
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"
Sì"
D
- " E non sono mai più ricresciute?"
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"No".
AUTRICE
Il
valore delle azioni invece di salire scendeva, e stando al resoconto della
signora, la banca ampliava via via il prestito per acquistarne ancora.
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"
Finchè loro sono arrivati a quattro miliardi e mezzo che era il
valore stabilito del fido, ecco, oltre il quale non si poteva andare".
AUTRICE
I
due agricoltori, tra azioni che calavano e fido che cresceva, sono arrivati
al punto che, dai quattro miliardi e mezzo che avevano all'inizio, si sono
ritrovati con il conto corrente in rosso.
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"Nessuno
ha detto niente, che c'era questo pericolo, e quando le Olivetti sono scese
da 2,60 a 1,14 - sono stati i primi giorni del settembre 2001, sono scese,
quello ci ha fatto andare proprio sotto zero. Il direttore ha detto: "Qui
siamo in rosso e quindi, avete il terreno, vendete il terreno per questa
cifra tot. Era una cosa da impazzire, guardi".
AUTRICE
Peraltro,
il conflitto d'interessi nelle operazioni finanziarie è una situazione
molto comune, di norma è sufficiente che venga comunicato al cliente.
D
- "Ma in quale maniera deve essere comunicato questo conflitto d'interessi?"
FABRIZIO
TEDESCHI - responsabile divisione intermediari Consob
"Per
iscritto. Nel contratto deve esserci scritto. E nella conferma dell'ordine
che il cliente dà deve essere scritto che ha accettato questo specifico
conflitto d'interessi".
AUTRICE
In
questo caso è andata così?
D
- "Quando voi avete acquistato queste azioni Olivetti, eccetera, la banca
vi ha fatto presente che essa stessa aveva un conflitto di interessi nel
venderle?
ERMINIA
CAVALLI - pensionata
"
No, assolutamente, assolutamente".
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
E
questa è la versione della signora, ma la banca come si difende
da questo attacco? La banca agricola mantovana declina l'intervista, perché
c'è una causa in corso e ci invita ad astenerci dal fare il suo
nome in questa vicenda , pena il ricorso alle misure ritenute utili alla
tutela dell'immagine della banca.
Noi
ribadiamo che c'è pur sempre un diritto di cronaca!
AUTRICE
Gira,
gira, si ritorna sempre al conflitto d'interessi .
Chi
consiglia se comprare, tenere o vendere un'azione sono gli analisti.
E
chi gli paga lo stipendio? Di solito, una banca.
AUTRICE
Stiamo
andando a Zurigo, dove si trovano alcune delle più grosse banche
di investimento. Siamo arrivati nella capitale finanziaria svizzera per
incontrare un'analista, o meglio un ex analista.
A
Zurigo ha la sede il Credit Suisse, un colosso che ha attività in
tutto il mondo.
Christopher
Chandiramani faceva l'analista al Credit Suisse già da VENTI anni
quando ha commesso l'imprudenza di dare un giudizio negativo sul gruppo
Swissair, la compagnia di bandiera svizzera che poi infatti è collassata.
CHRISTOPHER
CHANDIRAMANI - ex analista al Credit Suisse
"Era
un bel lavoro e mi piaceva fare l'analista, finchè il 6 luglio del
2000 non ho segnalato i problemi del gruppo Swissair.
Ho
solo detto che la compagnia stava andando incontro a un dissesto economico,
che poteva essere disastroso. Ho previsto che i conti sarebbero stati in
rosso nella prima metà del 2000".
D
- "Che perdita aveva previsto"?
CHRISTOPHER
CHANDIRAMANI - ex analista al Credit Suisse
"Tra
mezzo miliardo e un miliardo di franchi svizzeri".
AUTRICE
La
mattina dopo l'annuncio, le azioni della Swissair subiscono un tracollo
in borsa, i giornali ne parlano e pochi giorni dopo il suo capo al Credit
Suisse convoca l'analista.
CHRISTOPHER
CHANDIRAMANI - ex analista al Credit Suisse
"Fui
chiamato nell'ufficio del capo e fui costretto a dare le dimissioni".
D
- "E qual era il motivo?
CHRISTOPHER
CHANDIRAMANI - ex analista al Credit Suisse
"Non
c'era una ragione, solo un foglio con tre righe sul tavolo. Fui costretto
a firmarlo e a lasciare la banca".
AUTRICE
Dopo
poco si vede che la situazione della Swissair era perfino peggiore di quella
prevista da Chandiramani. È la bancarotta.
Intanto
l'analista fa causa al Credit Suisse per ingiusto licenziamento e vince.
La banca è condannata a pagargli l'equivalente di 250 milioni come
risarcimento.
CHRISTOPHER
CHANDIRAMANI - ex analista al Credit Suisse
"Il
presidente del Credìt Suisse, mister Muehlemann, in quel periodo
era anche nel consiglio d'amministrazione del gruppo Swissair, mentre il
più importante dirigente del gruppo Swissair, mister Brùggiser,
era anche nel consiglio d'amministrazione del Credìt Suisse.
Secondo
me è stato questo il motivo per cui mi hanno licenziato".
AUTRICE
Se
l'analista non avesse detto la verità, pagando con il posto di lavoro,
verosimilmente molta gente avrebbe continuato a comprare azioni di una
compagnia che stava per fallire.
In
questo caso la notizia è filtrata, ma su quanti altri Chandiramani
possiamo contare?
Il
destino dei nostri risparmi è affidato a logiche che noi non possiamo
e non potremo mai valutare fino in fondo, perché quello che sappiamo
è quello che vogliono farci sapere, niente di più e niente
di meno.
IN
STUDIO MILENA GABANELLI
Lo
scorso 14 febbraio anche il presidente della Consob ha detto che troppo
spesso gli analisti consigliano di comprare o tenere azioni e troppo raramente
di venderle, e il rischio di conflitto di interessi è reale.
Anche
oggi possiamo andare a dormire tranquilli, grazie ai telespettatori che
attraverso il sito hanno collaborato alla realizzazione della puntata.
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