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l’intervento
Come
perdere sino al 330% con un prodotto finanziario
BEPPE SCIENZA*
La
ristrutturazione del sistema bancario italiano induce molti istituti a
ridefinire la propria collocazione sul mercato. Curioso però che
il Monte dei Paschi di Siena abbia deciso di specializzarsi in prodotti
finora sconosciuti ai risparmiatori italiani. Ossia in quelli in grado
di produrre perdite superiori al 100%. Della scuderia toscana è
infatti il fondo comune denominato prima Spazio Euro NM e ora Ducato
Geo
Europa Alto Potenziale, i cui gestori sono riusciti in tre anni a
collezionare
perdite pari al 102,5% del patrimonio. Grazie al credito d’imposta, la
perdita netta per i clienti è stata però solo dell’89,7%.
Ben
peggiori sono invece quelle provocate dagli ormai famigerati prodotti
My
Way e 4 You (o For You), collocati da varie banche del gruppo Di essi
si
sono occupate diverse associazioni di consumatori. Tuttavia a pochi
è
chiara la vera gravità del danno subito dagli interessati.
Vediamolo
in un esempio concreto, simile a tantissimi altri, visto che le persone
coinvolte sono nell’ordine delle 200 mila.
Una
vicenda esemplare. È il caso di un cliente della Banca
121 che nell’aprile
del 2001 viene convinto a indebitarsi per circa 90 milioni di lire e a
mettere i soldi avuti in prestito per il 60% in un’obbligazione
trentennale
senza cedole e per il 40% in un fondo azionario.
Vediamo
dunque com’è andata a finire, facendo il punto all’inizio di
giugno
2003. Orbene, da un lato egli ha versato ogni mese 600 mila lire di
rata
del mutuo e quindi in tutto 15 milioni di lire. D’altro lato cosa ha
ora?
Un fico secco? Magari fosse così. In realtà la sua
situazione
è ben peggiore, perché si ritrova incastrato in una
pesante
posizione debitoria. La somma algebrica di quanto deve alla banca, in
base
al contratto, e del valore dei titoli rifilatigli porta infatti a un
saldo
negativo di 34,3 milioni. Il che significa una perdita del 330%.
Considerando
una riduzione della penale per le estinzioni anticipate, accordata
dalla
banca, la perdita resta comunque del 255%.
Comportamenti
scorretti. Siamo comunque di fronte a perdite spaventose. Ma da
cosa dipendono?
Non tanto dall’andamento negativo dei mercati, quanto dalla precisa
volontà
del Monte dei Paschi di appioppare ai propri clienti quanto di
più
costoso (e di più pericoloso) aveva nel proprio armamentario.
Qui
il discorso sarebbe essere lungo. Ci limiteremo a due punti. Sul piano
contrattuale notiamo che la banca ha sempre sostenuto la
possibilità
di interrompere il piano «senza alcuna penalizzazione»,
mentre
ciò è falso. Infatti il rimborso anticipato del prestito
prevede una penale, nascosta dietro il tecnicismo di una formula
matematicofinanziaria.
Penale che nel caso esaminato raggiunge il 27% del debito residuo.
Sul
piano delle tecniche di vendita, c’è qualcosa di più di
un
sospetto che il prodotto sia stato presentato in modo fuorviante.
Infatti
l’associazione di consumatori Aduc ha ricevuto da un promotore
finanziario
pentito una copiosa documentazione su 4 You, My Way nonché la
più
recente Dolce Vita. E in particolare nella Comunicazione Interna n.
2492/8340
del 15-3-2001 c’è un passo illuminante. Cosa ordina infatti la
banca
ai suoi dipendenti, qualora il profilo di rischio del cliente
«risultasse
non adeguato a una o entrambi le componenti» del piano
finanziario?
Un minimo di onestà imporrebbe di non insistere. Invece è
scritto in neretto di fargli firmare apposito modulo di conferma per
«operazioni
finanziarie non adeguate, da archiviare nel fascicolo del
cliente».
Per
giunta il gruppo del Monte dei Paschi ha continuato a piazzare il
prodotto
ancora nel marzo di quest’anno, quando lo scandalo era scoppiato ormai
da mesi. Come dire? Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Le
associazioni dei consumatori. Per la stragrande maggioranza dei
risparmiatori
coinvolti non c’è quindi da sperare molto dall’accordo raggiunto
fra le banche e quattro associazioni di consumatori (Adiconsum,
Adusbef,
Codacons e Federconsumatori). E comunque non è molto bello che
nel
protocollo d’intesa le banche ribadiscano di essere «convinte
della
correttezza, sul piano generale, delle operazioni connesse ai prodotti
finanziari» in questione, senza che le associazioni dei
consumatori
abbiano inserito, dal canto loro, un’affermazione contraria.
Diversa
invece la posizione dell’Aduc la quale, pur partita con intenti non
barricadieri,
ha però rifiutato di sottoscrivere tale accordo. Degna di nota
inoltre
l’iniziativa di Cittadinanza Attiva, Confconsumatori, Movimento
Consumatori
e Movimento Difesa del Cittadino, che hanno intentato un’azione
inibitoria
nei confronti del gruppo bancario.
Per
altro anche in questa vicenda emerge uno dei limiti strutturali del
cosiddetto
consumerismo in Italia, cioè la carenza delle competenze
necessarie
per affrontare i complessi problemi dei risparmio gestito e della
previdenza
privata. Ma le inadeguatezze delle associazioni dei consumatori non
sono
certo un’attenuante per i comportamenti del Monte dei Paschi. Né
per i mancati interventi degli organi di controllo e in particolare
della
Consob e della Banca d’Italia.
*dipartimento
di matematica dell’Università di Torino
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