La Repubblica   Affari & Finanza, 29-10-2007, p. 26

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«Quei titoli dimenticati (indicizzati) all’inflazione»

Si tratta delle obbligazioni "Infrastrutture 2019 2,25%" che sono titoli di Stato.
Ma le banche le boicottano.


BEPPE SCIENZA*

*Dipartimento di matematica dell'Università di Torino

Quasi nessuno se n’è accorto, ma da circa un mese esiste un nuovo titolo di Stato ed è diverso da tutti gli altri, perché indicizzato al costo della vita in Italia. Sono le Infrastrutture 2019 2,25%, diventate particolarmente interessanti ora che aleggiano timori di una risalita dell’inflazione. Non è un caso che la settimana scorsa Terna sia uscita sul mercato con un titolo simile, ma più lungo.

Una storia strana. Esse furono emesse a inizio 2004 per finanziare la tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Milano-Napoli, da parte di Infrastrutture spa (detta anche Ispa), società subentrata all’Anas, nota ai risparmiatori meno giovani anche per vecchie obbligazioni quali le Crediop-Anas 1972-2002 7%.
Per altro il regolamento delle Infrastrutture era complesso ed in inglese. Spiega però Giovanni Battista Ponzetto, particolarmente esperto di eurobond, che «lo Stato garantiva i flussi pagati dagli enti a cui Ispa erogava prestiti, sostanzialmente i concessionari dell’esercizio delle tratte» ma in linea di principio restava possibile la sua inadempienza. Infatti «era esplicitamente escluso quanto previsto dall’art. 2362 del codice civile: lo Stato italiano non rispondeva della solvibilità della società, pur essendone l’unico azionista».
Ora non è più così. Infrastrutture è stata incorporata nella Cassa Depositi e Prestiti, poi lo Stato s’è accollato questi titoli e il 20 settembre scorso l’assemblea degli obbligazionisti ha sancito tale modifica. Le Infrastrutture 2019 2,25% sono ora un prestito del Tesoro, come ad esempio i Btp-i 2017 2,1%, anch’essi titoli reali, cioè indicizzati a prezzi di beni e/o servizi.
Ma i Btp-i sono legati ai prezzi dell’area dell’euro, mentre le Infrastrutture a quelli italiani, come lo erano (unico precedente) i Certificati del Tesoro Reali (Ctr) 1983-93 2,5%. È vero che l’inflazione italiana, in passato superiore all’europea, ora è più bassa. Ma come regola è più prudente indicizzarsi al costo della vita di dove si vive. Non per niente la Francia, attenta alla tutela dei suoi risparmiatori, continua a emettere titoli legati all’inflazione francese.

Un test per le banche. Le Infrastrutture sono interessanti anche per un altro motivo. Volete un test per capire quanto male vi tratta la vostra banca? Dite che volete acquistarne e magari fornite pure il loro codice internazionale (vedi tabella). Quasi sempre ne sentirete delle belle.
Possono dirvi che non esistono, che non se ne trovano, che il taglio minimo ammonta a 50 mila ecc. Tutte frottole. A moltissimi è stato risposto che sono vietate ai privati. Anche questo è falso, perché da anni può comprarle chiunque. Addirittura potrà capitarvi come a quel cliente del San Paolo di Torino che, dopo avere smontato tutti i pretesti accampati, si sentì ribattere bellamente che rientravano in un elenco di titoli che la banca non vendeva.
Infatti le banche vogliono rifilare i propri titoli, obiettivamente peggiori, e s’è visto cos’è capitato a chi ha ceduto alle loro soffocanti pressioni. Le Infrastrutture valgono ora circa come quando furono collocate e cioè intorno alla pari, mentre i prezzi di prestiti analoghi di matrice bancaria sono ruzzolati giú. Da 100 euro le Banca Intesa 2014 (Isin IT0003724975) sono scese a 90, le Credem 2014 (Isin IT0003651186) a 91 e così via. Peggio ancora per le Lehman Brothers 2013 (Isin XS0176153350) monetizzabili solo intorno agli 85 euro.
Non parliamo poi delle San Paolo 2014 (Isin IT0003662092) neppure quotate, per cui chi voglia monetizzarle è alla mercé della banca, in totale mancanza di trasparenza.

Urge la quotazione. Già non si capisce perché Infrastrutture spa non abbia richiesto la quotazione di questo prestito in Italia, al Mot o all’Euromot. Soprattutto non si vede perché non lo faccia ora il Tesoro o comunque tardi a farlo. Un titolo pubblico indicizzato all’inflazione italiana è adattissimo ai risparmiatori italiani e non è carino da parte dello Stato contribuire a lasciarli in pasto agli appetiti famelici delle banche italiane e delle finanziarie estere.

L’obbligazione Infrastrutture

La struttura dell’obbligazione è simile a quella dei Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione (Btp-i), che a sua volta hanno ripreso quella delle francesi Oat-i. Il valore nominale cresce (o scende!) in parallelo all’inflazione (italiana, nel caso delle Infrastrutture). Dando per esempio un ordine per comprare 1.000 euro, a causa della rivalutazione già avvenuta di fatto si compra un valore nominale che è attualmente pari a circa 1.070 euro, cui va aggiunto il rateo d’interesse. Maggiori dettagli sul meccanismo, effettivamente complicato, si trovano nel sito del Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino all’indirizzo: www.beppescienza.it titolo Infrastrutture (Ispa) 2019 2,25%
codice Isin IT0003621452
interessi 2,25% lordo annuale
scadenza cedole 31 luglio
rimborso finale 31 luglio 2019
rimborso anticipato no
meccanismo di indicizzazione gli interessi sono il 2,25% del capitale rivalutato come i prezzi al consumo in Italia e anche il rimborso sarà pari al capitale rivalutato
garanzia Repubblica Italiana
prezzo indicativo 100
rendimento a scadenza, ipotizzando l’inflazione all’1,7% circa 4% lordo pari a 1,8% annuo tolte imposte e inflazione
borsa di quotazione Lussemburgo
mercato di trattazione euromercato
taglio minimo 1.000 euro
coefficiente di indicizzazione circa 1,07 a fine ottobre 2007
acquistabile da privati all’emissione no, ora sì