“Le regole per investire sicuro”
Intervista di Primo Silvestri (silvestri@ilponte.com), direttore editoriale, a Beppe Scienza (pag. 16)
Chi fa da sé fa per tre. È stato questo, in sostanza, il messaggio riportato sul precedente numero di TRE di Beppe Scienza, docente di matematica all’Università di Torino ed esperto di risparmio gestito, che sul tema ha scritto il libro Il risparmio tradito.Dopo avere documentato il danno di gestione dei fondi sostiene che, visti i risultati, è meglio fare da soli. Si ottiene di più. Facile a dirsi ma più difficile da praticare, soprattutto per i tanti anziani e pensionati (i detentori dei risparmi di una vita) che a malapena hanno conosciuto un po’ i Bot e non hanno idea della Borsa, Piazza Affari, fondi, Cct e vari. Il suo suggerimento corre quindi il rischio di essere, per i più, impraticabile. Come uscirne?
B.S.: Un capitolo del mio prossimo libro s’intitolerà “Ingigantire le difficoltà” e tratterà appunto questo aspetto. Sono infatti le banche, i promotori finanziari e i giornalisti al loro servizio che fan credere che investire i risparmi sia impresa difficile e quindi convenga affidare loro i propri soldi. In realtà non ci vuole molto per compare titoli di stato o buoni postali fruttiferi.
Non ci vuole molto neppure per sottoscrivere e rinnovare i Bot. Per altro, come dimostrano le approfondite analisi dell’Ufficio studi di Mediobanca, sono vent’anni che chi è restato fedele ai Bot ha ottenuto regolarmente più che col risparmio gestito (vedi all’indirizzo Internet www.mbres.it ).TRE: C’è qualche consiglio pratico che si può dare al risparmiatore prima di sottoscrivere una proposta?
B.S.: Certamente sì. Quello di rifiutare qualunque investimento venga proposto dalla banca o dal promotore finanziario. In particolare rifiutare qualunque fondo e qualsiasi gestione e, soprattutto, qualsivoglia forma di previdenza privata (polizze previdenziali, fondi pensione, p.i.p. ovvero piani individuali previdenziali).
È bene coltivare una profonda sfiducia (ripeto: sfiducia) nelle banche e partire dall’idea - magari a volte esagerata ma sempre opportuna - che il cosiddetto consulente per gli investimenti è stato messo lì per rifilare ai clienti i prodotti peggiori. Che sono poi quelli che fanno guadagnare di più chi li emette e chi li vende.TRE: Per un piccolo risparmiatore che si accontenta di un guadagno “normale”, e soprattutto aspira a conservare il potere d’acquisto dei suoi risparmi cosa consiglia?
B.S.: Questa domanda è molto opportuna. Mettere in guardia dalle proposte di banche e promotori non basta, perché poi uno non sa che pesci pigliare. Ma per fortuna da alcuni anni ci sono soluzioni che si possono consigliare a cuor leggero, perché in assoluto fra le più sicure.
Dall’autunno del 2003 esistono infatti titoli di stato indicizzati al costo della vita nell’area dell’euro. Quelli italiani sono i Btpi di varia durata, da non confondere con i tradizionali Btp, ma ne esistono anche francesi (le Oatei) e greci, comunque quotati alla Borsa Italiana. Dal febbraio 2005 esistono poi Buoni postali fruttiferi indicizzati all’inflazione italiana, di durata decennale col diritto in ogni momento a ottenerne il rimborso anticipato. Maggiori dettagli e aggiornamenti sono disponibili nella mia pagina web al Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino, liberamente consultabile all’indirizzo Internet www.beppescienza.it
Risponde l’operatore bancario
“Trasparenza: sogno o realtà?”
di Ivano Tamburini, dirigente del Sindacato FIBA-CISL (pag. 17)
Beppe Scienza è un tecnico estremamente preparato e chiarissimo nelle sue esposizioni. A mio parere con questa intervista, peraltro molto dura, aumenta la curiosità sul suo prossimo libro. Personalmente trovo eccessivo il giudizio negativo cui "cosiddetti consulenti per gli investimenti". È noto il problema delle forti pressioni commerciali che ormai quasi tutte le banche esercitano sui loro dipendenti, legando premi economici al raggiungimento di budget commerciali. I meno preparati professionalmente sono quelli che subiscono maggiormente queste pressioni ( mal di budget). E' un problema tanto sentito dalla Fiba/Cisl che il 16 giugno 2004, fu "imposto" all'Associazione Bancaria Italiana (ABI) un importante protocollo per far uscire il sistema bancario dai suoi problemi. Questo protocollo, tra le altre cose, chiama in causa i sistemi incentivanti, il principale strumento di esasperazione delle politiche commerciali e delle campagne prodotti. In esso viene definito il principio dell'incorporazione nei sistemi incentivanti di obiettivi di qualità, sia delle risorse umane, sia delle relazioni con la clientela. Significa, per fare un esempio, che i meccanismi di incentivazione non possono essere alternativi alla formazione permanente dei lavoratori; la formazione diventa essa stessa un obiettivo inderogabile e le politiche di budget devono essere compatibili con la soddisfazione dell'obbligo formativo. Analogamente per i rapporti con la clientela, laddove dovranno prevalere i principi della trasparenza e della soddisfazione sugli esclusivi obiettivi delle quantità dei prodotti e dei servizi venduti..
Recentemente, in attuazione di detto protocollo, in Banca intesa è stato stipulato un accordo che potrà fare da traino per altre aziende. In estrema sintesi Banca Intesa si impegna a realizzare programmi formativi appositi e gruppi paritetici con il sindacato per la gestione corretta dello sviluppo commerciale; inoltre si realizzeranno incontri periodici per focalizzare elementi di criticità nel rapporto di vendita al fine di qualificare sempre più l'offerta dei servizi nei confronti della clientela.
Come si vede noi ci impegniamo per trovare una soluzioni a questi problemi ma non è semplice fare breccia nelle resistenze delle banche. Ritengo, comunque, sia un fatto decisamente prioritario da monitorare continuamente in difesa della clientela e della professionalità dei lavoratori bancari. Sarà un bel giorno quello in cui si realizzerà una reale trasparenza bancaria.