Intervista su Vita - non profit magazine - n. 28 del 12 luglio 2002, p. 19 http://www.vita.it

Beppe Scienza, il grande accusatore

Risparmio gestito? Quasi una truffa

Un matematico dell’Università di Torino denuncia: gli italiani sono stati convinti dalla banche a disinvestire Bot e Cct. Finendo per perdere nei fondi o in Borsa. "Worldcom è niente al confronto"

"Guardi, mi sono fatto un mucchio di amici". Beppe Scienza, docente di matematica all’Università di Torino, è il nemico giurato del risparmio gestito in Italia. Ha scritto Il risparmio tradito, per le Edizioni Libreria Cortina di Torino, con prefazione appassionata di Beppe Grillo. Un libello documentatissimo di 192 pagine (12,40 euro) contro sgr, banche e giornalismo economico, per dire che i fondi di investimento sono "una gigantesca speculazione ai danni dell’investitore", indotto ad abbandonare i titoli pubblici. "Nessuna querela", dice a Vita, "anzi le mail entusiaste di oltre 250 lettori, soprattutto bancari e promotori finanziari". Sarà che segue il settore dal ’76 e che i suoi archivi statistici sono documentatissimi. Ora sta lavorando a un atto d’accusa sulla previdenza integrativa.

Vita: Professore, nuovi scandali: si continua a tradire il risparmio...

Beppe Scienza: Niente di nuovo sotto il sole. Il punto è un altro. È che non bisogna più fidarsi del risparmio gestito. Ma il peggio deve venire con la previdenza integrativa. I fondi, alla fine, sono valutati "market to market": l’eventuale crollo viene fuori subito. Mentre in tutto l’ambito della previdenza integrativa le minusvalenze sono nascoste. La gente viene indotta a lasciare i soldi e poi ad aspettare 10-20 anni prima di ritirare capitale e rendita. Solo allora sarà possibile accorgersene.

Vita: E come si nascondono le perdite?

Scienza: Con le obbligazione index linked che si mangiano tutti gli interessi: viene venduta un’opzione "stracara" , cioè un diritto ad agganciarsi ai mercati che, di regola, va a zero. Poi ci sono le proposte che garantiscono solo l’interesse, ma non si parla di garanzia del capitale. Infine le compagnie delle assicurazioni, per calcolare i rendimenti delle gestioni separate, possono decidere se prendere il costo storico o di mercato dei titoli che i fondi detengono. In questo caso è facile "governare" le minusvalenze.

Vita: La bolla di Internet ha avvicinato tantissimi italiani alla Borsa. Ora scottati...

Scienza: Tutto si è basato su un assunto: che le azioni rendono, a lungo termine, più delle obbligazioni. Falso. Si prende come riferimento un certo periodo della Borsa Usa, dove questo è effettivamente capitato (ma non in Italia). Dietro la spinta all’investimento azionario c’è altro…

Vita: E cioè?

Scienza: Un motivo semplice, di bottega: sulle gestione azionarie (fondi o titoli) le commissioni sono più alte, quindi alle banche conviene spingerle. Le variazioni sono tali, in positivo o negativo, che i costi della commissione sono comunque ben diluiti. In campo obbligazionario, il paragone con i Bot e Cct è più chiaro e l’aspetto commissioni subito intelleggibile. La gente ha disinvestito i titoli pubblici per comprare azioni o dare soldi in gestione, spinta dalla pressione delle banche, che hanno visto una grande possibilità di guadagno.

Vita: Ma Enron e Worldcom non la scandalizzano di più?

Scienza: No, perché l’amministratore che ruba non è una novità. È nuovo ciò che è capitato in Italia negli ultimi 10 anni: una massa di persone convinta a spossessarsi del controllo dei propri soldi e darlo a un altro. Non si danno casi del genere nella storia passata. Ancora negli anni 80-90, gli italiani avevano i Bot.

Vita: Della finanza etica che idea ha?

Scienza: Quella in campo borsistico non mi convince: mi pare usata molto come belletto da qualche grande gruppo. Châpeau, invece, alle Mag, ai prestiti sociali e via dicendo.

Giampaolo Cerri