Ha dell’incredibile quanti errori riesca a infilare, uno dietro l’altro, il quotidiano della Confindustria.Prendiamo per cominciare la rubrica Autogol di Fabio Pavesi a pag. 7 del supplemento settimanale Plus del 7-12-2002, dedicata all’obbligazione Finmeccanica Finance Cap & Floor Bond 2002-2006.
L’autogol cui allude il titolo non è tanto della Finmeccanica in quanto "sul mercato ufficiale, con prezzi fatti segnare giornalmente, ci sono alternative più vantaggiose a parità di rating e scadenza". L’autogol è piuttosto, come al solito, del Sole 24 Ore.
Scrive infatti Fabio Pavesi che "il rendimento massimo ottenibile è del 5% lordo annuo", mentre è del 6,56% con si ricava dalle regolamento del prestito pubblicato dallo stesso Sole 24 Ore (4-12-2002 p. 36). Evidentemente Fabio Pavesi non ha capito - eppure era chiarissimo! - che il rendimento effettivo ipotizzato del 5,0143% annuo valeva in una particolare ipotesi, senza essere affatto il massimo possibile.
Così il giornale s’è beccata una smentita dell’Ufficio stampa di Unicredit che l’ha costretto a una rettifica (11-12-2002 p. 35)… dov’è riuscito a spiattellare altri due errori.
Scrive infatti che "la cedola potrebbe raggiungere il valore massimo del 6,56% e non del 4% come indicato nell’articolo". Ebbene, per cominciare l’articolo parlava di un 4% non come cedola massima, ma come rendimento dei Btp di pari scadenza. Ma soprattutto il 6,56% è solo il massimo rendimento. Per conoscere la cedola massima ottenibile è sufficiente la matematica delle scuole elementari. Nell’ipotesi infatti dell’annuncio della Finmeccanica la prima cedola è dell’1,97% e quindi la cedola massima finale si otterrà aggiungendo per ogni successivo semestre di vita del prestito lo 0,25%, massimo incremento consentito dal regolamento. Ma aggiungendo undici volte 0,25% si arriva a una cedola semestrale del 4,72%, pari a un tasso annuo del 9,44%. Non al 6,56%.
Ma ovviamente non è finita, perché a elencare gli errori del Sole 24 Ore non si termina mai: scrivendo Il risparmio tradito ho dovuto procedere a una cernita drastica, perché altrimenti sarebbe diventato un tomo di dimensioni mastodontiche.
Un lettore, per esempio, mi ha infatti segnalato uno "strafalcino" su Plus del 18-1-2003. A pag. 6, a cura di Lucilla Incorvati, è indicato come tasso netto del Conto Arancio della IngDirect il 2,8%. Peccato che, applicando la ritenuta fiscale del 27% al tasso lordo del 3,7%, si ottenga invece il 2,7% (o, a essere nevrotici, il 2,701%).
Ripeto quindi il consiglio a Marco Liera, responsabile di Plus: lo ribattezzi in Minus: è un nome più adatto.