Anche riferendo sui titoli indicizzati all'inflazione il quotidiano della Confindustria riesce a intercalare errori a gravi omissioni.Cominciamo con Riccardo Sabatini che riguardo a emissioni del 1979 di titoli a indicizzazione reale scrive (24-09-2003 p. 36):
Al che uno si chiede se quelli della redazione del Sole 24 Ore vivano sulla luna. Il problema che sentono vivo i risparmiatori italiani è lo stesso di allora, cioè che l'inflazione "brucia i risparmi delle famiglie" visto che nel 2003 - per la prima volta dal 1981 - il rendimento dei Bot è inferiore all'inflazione: 2,3% netto (commissioni a parte!) rispetto a circa il 2,8%. Ma in generale la deflazione, ovvero il calo dei prezzi al consumo, non è mai uno spauracchio perché fa sì che il potere d'acquisto dei risparmi aumenta anche se tenuti sotto la mattonella. Ci vuole tanto a capirlo?
Passiamo al Sole 24 Ore dell 29-09-2003 (p. 35), proprio lo stesso giorno del mio intervento sull'argomento su Affari & Finanza de la Repubblica. Cominciamo con Francesco Spini che accenna ai tassi d'interesse reale delle obbligazioni legate all'inflazione ("più un differenziale tra lo 0,5 e l'1,25") ma aggiunge:
- "Il Btp-i riconosce l'1,65% senza un cedolone fisso iniziale"
Già questo non va, perché non dice chiaro e tondo che anche con tali cedoloni le obbligazioni bancarie rendono meno dei Btp-i e, soprattutto (altra cosa accuratamente ignorata) molto meno delle OATi e OATei francesi. Ma c'è di peggio perché accanto abbiamo "I consigli dell'esperto" dove viene intervistato per l'ennesima volta Angelo Drusiani della Albertini Syz sim, cui viene chiesto "C'è differenza fra il Btp-i e le altre obbligazioni anti-inflazione?". La risposta giusta sarebbe "Sì, le emissioni bancarie sono tutte peggiori sotto tutti i punti di vista". Ecco invece cosa risponde Drusiani:
- "Nella sostanza no. Cambia però il grado di liquidità, scarsa nel caso di emittenti non governativi. [...] Al limite queste emissioni possono essere maggiormente adatte al cassettista, che le compra e le tiene fino alla scadenza."
Il effetti la differenza c'è e risiede in una redditività reale circa dimezzata rispetto ai titoli di stato francesi (OATi e OATei). Ma soprattutto è una baggianata immensa affermare che un titolo illiquido che rende meno sia adatto per un cassettista. Tutt'al più potrebbe un titolo illiquido che rende di più potrebbe andare bene a chi lo terrà fino alla scadneza. Ma un titolo illiquido che rende di meno non è adatto a nessuno. Di nuovo, ci vuole tanto a capirlo?