La stragrande maggioranza di quanti si dedicano al trading on line ci rimettono (=perdono), il che è logico trattandosi di un gioco a somma negativa per il peso delle commissioni, rilevantissimo date le molte operazioni. Risulta poi in particolare che circa l'80% dei trader abbandona l'attività nell'arco di un anno, ovviamente di regola perché in perdita.
Non si tratta però di un puro gioco d'azzardo, per cui è ragionevole supporre che qualcuno invece ci guadagni (=vinca) in modo abbastanza regolare, come mi è anche stato confermato dal responsabile di una piattaforma di trading on line (=da un tenutario di una casa da gioco). Non si tratta per altro di attività dannosa ad altri ma tutt'al più a sé stessi, a differenza della gestione professionale del risparmio che di regola danneggia i propri clienti e arricchisce chi la pratica. Per questo motivo segnalo volentieri agli interessati alla materia il recente libro di un trader, che ho conosciuto a un mio corso, dell'onestà delle cui intenzioni non ho motivi per dubitare.
Ritengo per altro opportuno ribadire che, per chi intraprende tale attività, le probabilità di perdere sono più alte di quelle di guadagnare; e che io e quanti lavorano con me non l'abbiamo mai praticata. Ultimo commento: il prezzo relativamente alto - in proporzione alle pagine il triplo di «Fondi, polizze e Parmalat. Chi è peggio» e 4,5 volte «Il risparmio tradito» - è tipico dei libri sul trading on line. Per altro nella fattispecie i diritti d'autore sono devoluti a un'associazione per l'assistenza ecc. dei bambini leucemici.