millionaire n. 11-2003  pp. 133-134

Previdenza integrativa, sì o no? Le compagnie sbandierano i vantaggi, ma gli esperti indipendenti mettono in guardia. E rivalutano il fai-da-te in immobili, azioni e obbligazioni. Perché spesso chi fa da sé...

L'assicurazione o la vita

di Lucia Ingrosso (l.ingrosso@millionaire.it)

Nel nostro Paese regnano incertezza e pessimismo. Sotto accusa, la situazione lavorativa ed economica e le prospettive del sistema pensionistico. E, se la congiuntura scricchiola, la previdenza va verso una riforma non certo favorevole ai lavoratori. Il risultato: le compagnie assicurative propongono sempre più polizze vita, per rendere più sicuro e tranquillo il futuro di chi le stipula. I vantaggi non mancano: sconti fiscali, capitali al sicuro da pignoramenti e sequestri, possibilità di designare liberamente il beneficiario. A fronte di ciò, però, sono numerose anche le perplessità.

Beppe Scienza, matematico finanziario ed esperto di problemi del risparmio, mette in guardia in modo deciso: "E' sconsigliabile sottoscrivere polizze previdenziali e, nel caso lo si fosse già fatto, di regola è meglio riscattarle immediatamente". Un'opinione fuori del coro, ma motivata. Alla base di questo monito, ci sono due ordini di considerazioni. Secondo Scienza, forti sono i dubbi sulla possibilità di ottenere un domani quanto promesso; ed è in discussione anche la convenienza economica dell'investimento.

Ma cominciamo a fare un po' di chiarezza. Il "vita" è un ramo assicurativo (un altro è il "danni"), che comprende al suo interno polizze diverse. La prima grande distinzione va fatta fra assicurazioni sulla vita e quelle sulla morte. Queste ultime sono polizze che, a fronte del pagamento periodico di un premio, garantiscono la corresponsione di una somma in caso di morte. L'assicurato può scegliere il beneficiario. Su questa formula, Scienza non è negativo: "Si adatta a situazioni in cui un genitore, magari l'unico a percepire un reddito, vuole mettere al sicuro la famiglia nel caso di morte prematura. Se questo non si verifica, niente sarà dovuto all'assicurato".

Più ampia, diversificata e gettonata è invece la tipologia sulla vita: l'assicurato ha l'obiettivo di garantirsi un certo tenore di vita una volta che avrà concluso il suo periodo di lavoro. In questo caso, a fronte del pagamento di un premio periodico (mensile o annuale) avrà diritto, una volta in pensione, di incassare un capitale o percepire una rendita, eventualmente reversibile, cioè destinabile a un’altra persona in caso di morte del sottoscrittore.

Esistono poi polizze "miste", che funzionano come accantonamenti previdenziali, ma che danno anche diritto al pagamento di una somma stabilita, sempre nel caso di morte dell'intestatario. Una vecchiaia serena se tutto va bene, un capitale per la famiglia se qualcosa va storto: troppo bello per essere vero? "In apparenza - riprende Scienza - chi sottoscrive fa un ottimo affare, in realtà il prodotto è troppo svuotato del suo contenuto assicurativo". È vero che è allontanato il rischio di non ricevere nulla, tipico delle assicurazioni (se l'evento assicurato non si manifesta, si continua a pagare senza ricevere nulla in cambio). "Sono però formule pasticciate, che fanno guadagnare bene chi le vende e non si adattano mai ai veri bisogni dell’assicurato – continua Scienza – e per fortuna da alcuni anni sono molto meno diffuse di un tempo".r

In alternativa, ci sono anche assicurazioni che promettono rendimenti elevati, ma a fronte di un alto rischio. In questo caso, ci si allontana sempre di più dai prodotti assicurativi, per avvicinarsi al mondo della finanza e dei prodotti bancari. Insomma, il sottoscrittore non ha la certezza del reddito che andrà a percepire un domani, perché questo è legato alla congiuntura e/o all’andamento di titoli particolarmente rischiosi.

Ma, se anche le Borse risalgono, e ritornano a livelli magari superiori a quelli precedenti il momento dell'entrata, potrebbe verificarsi la circostanza di perdere buona parte dell'investimento. Il ribasso ha bruciato tutta la parte in azioni. Ma nessun assicuratore in questi casi va a dirlo ai suoi clienti. Il rischio ipotetico maggiore però, sempre secondo Beppe Scienza, è un altro. E ben più grave: "Chi garantisce che alla scadenza del contratto sarà versato quanto pattuito? Nel caso di un fallimento della compagnia, il privato non è tutelato. Da questo punto di vista è molto più sicura la previdenza pubblica".

Perfino in Giappone, dove la previdenza integrativa privata vanta solide tradizioni, non solo sono fallite diverse compagnie, ma il fondo di sostegno, creato apposta, ha quasi esaurito le risorse. Fino a oggi il sistema assicurativo italiano non ha mostrato falle così vistose, ma non si può dire che è praticamente impossibile. La convergenza fra prodotti assicurativi e finanziari sta, infatti, dando vita a cocktail sempre più pericolosi per i risparmiatori, ma anche per le stesse compagnie in termini di gestione del rischio.

E allora, che fare? "Se l'obiettivo è quello di un investimento profittevole - suggerisce Scienza - ce ne sono di ben più convenienti: largo al mattone e ai titoli di Stato, magari a quelli legati all'inflazione. O anche alle azioni, che però è tutto da vedere se a lungo termine renderanno più o meno delle obbligazioni". Il paradosso è conosciuto ai risparmiatori: nell'affidare i propri soldi ai cosiddetti "esperti" (banche, assicurazioni, fondi...), il valore aggiunto è sempre più discutibile, mentre i costi sempre più elevati.

Vero è che ci sono vantaggi, come la possibilità di dedurre il premio pagato dall'imponibile fiscale. Precisa però Scienza: "Le imposte che si deducono, poi alla scadenza si pagano, anche se con qualche sconto. Insomma, il vantaggio c'è, ma minore di quanto sembri".

Rimangono altri vantaggi: la somma investita non può essere sottoposta ad azione esecutiva o cautelare (e quindi la polizza non è pignorabile, né sequestrabile e, per questo motivo, molti imprenditori la considerano una sorta di "riserva" su cui contare in qualsiasi caso); l'assicurato può nominare beneficiario chi vuole. La scelta di sottoscrivere un'assicurazione vita non è teoricamente definitiva. È possibile, infatti, riscattare quanto pagato, nel momento in cui si decida di estinguere la polizza. "Si chiama riscatto, perché costa quanto ottenere la liberazione di un proprio caro rapito dalla criminalità organizzata! " commenta provocatoriamente un addetto ai lavori. Ma, al di là delle battute, il consiglio è quello di valutare attentamente anche questo aspetto: alcune compagnie applicano penali molto disincentivanti, che non consentono vie di fuga facili.

Dalla redazione de Il giornale delle assicurazioni, invitano a verificare non solo la solidità delle compagnie, ma anche le performance (cioè i rendimenti) dei loro prodotti. Bisogna saper confrontare le performance realizzate nel passato dai vari prodotti con quanto hanno reso, per esempio, altri strumenti come i titoli di Stato. Senza cadere nel tranello delle "capitalizzazioni". Se un assicuratore vi dice che, accontonando poche centinaia di euro al mese, vi trasformerà in pochi anni in milionari (in euro), mettetelo alla porta.

Per saperne di più

On line

www.intrage.it (sezione assicurazioni)

Da leggere

Il libro. Il risparmio tradito. Come difendersi da bancari, assicuratori… e giornalisti, di Beppe Scienza, Libreria Cortina Torino, 12,4 euro. Info: www.beppescienza.it

La rivista. Il giornale delle assicurazioni, mensile in edicola e per abbonamento, 5 euro