|
|
|
21
Gennaio 2005, Edizione di Venezia, p. 19
|
|
Rubrica Lettere &
Opinioni
|
Ci vuole coraggio a difendere
certi fondi comuni |
Lettera al Direttore di Beppe Scienza
Replica alla lettera di Elio Conti Nibali, presidente dell'Anasf
|
Già
volevo complimentarmi per il bel servizio
di Maurizio Dianese
sull'iniziativa tenuta a Mestre dalla Federconsumatori il 6 novembre
2004, a cui avevo partecipato: articolo che ho subito ripreso nella mia
pagina web all'Università di Torino (www.beppescienza.it). Ora
ritengo
interessanti alcuni commenti alle sconcertanti affermazioni contenute
nella lettera al Gazzettino
di Elio Conti Nibali, presidente dell'Associazione nazionale promotori
finanziari (Anasf).
Ci vuole davvero un bel coraggio per parlare di «bontà delle scelte dei
risparmiatori che hanno deciso di investire in prodotti di risparmio
gestito, fondi comuni in primo luogo».
Il danno che il risparmio gestito procura ogni anno in Italia ai suoi
clienti è nell'ordine dei 20 miliardi di euro, ovvero superiore
alle
perdite provocate da Argentina, Cirio e Parmalat, messe assieme.
I fondi comuni presentano infatti continui deficit rispetto ai mercati
dove investono e per alcune tipologie il danno ammonta anche al 5%
l'anno. Il fallimento del risparmio gestito è documentato da
qualunque
indagine indipendente, fra cui in primo luogo quelle del
(motivatamente) autorevole ufficio studi di Mediobanca (vedi su
Internet: www.mbres.it). Potrei poi smontare tutti i confronti pro domo sua di Conti Nidali, ma
credo che annoierei i lettori. Comunque per approfondimenti
sull'argomento rinvio al mio libro "Il
risparmio tradito".
Potrei anche ricordare che la categoria dei venditori porta a porta
–seguo il settore dal 1976 - si è sviluppata in Italia rifilando
i
peggiori investimenti nel settore dei titoli atipici (vedi i crac
Cultrera, Sgarlata, Canavesio, Eurogest-Scotti ecc.), fermo restando
che le responsabilità penali, morali ecc. sono individuali. Ma
il punto
è che promotori finanziari, in parallelo con le banche,
collocano
prodotti regolarmente dannosi per i risparmiatori. Costoro obietteranno
che il loro comportamento è lecito? Questo è vero, ma non
cambia la sostanza delle cose.
Produzione e vendita delle sigarette sono lecite: ciò non toglie
che il
fumo sia dannoso.
Per fortuna però qualcuno incomincia a non credere più
alla storiella
della "gestione professionale del risparmio". I soldi usciti dal
risparmio gestito nel 2004, per approdare a lidi più redditizi e
più
sicuri, ammontano a circa 12 miliardi di euro. Cresce quindi il numero
di quanti ricominciando a investire in prima persona i propri
quattrini. Chi fa così, anche senza
grandi competenze, ottiene regolarmente risultati migliori e
soprattutto evita i gravi rischi che corre chi si affida ai fondi
comuni, alle gestioni e alla previdenza integrativa.
Beppe Scienza
Dipartimento Matematica
Università di Torino
|
|
|
Riporto per
completezza d'informazione la "coraggiosa" lettera al Direttore del
presidente dell'Associazione nazionale promotori finanziari (Anasf),
Elio Conti Nibali
|
La
professionalità dei promotori non si discute
Alcune mie considerazioni in relazione all’articolo “Il risparmio
tradito: Restano le Poste” pubblicato da Il gazzettino del 7 novembre nella
cronaca di Mestre. L’articolo riporta la cronaca di un convegno di
Federconsumatori in cui, non conoscendo a fondo la nostra categoria,
sono state fatte affermazioni (“i promotori finanziari? Trattarli con
la stessa familiarità che si usa per gli appestati) che
indubbiamente danneggiano gravemente il lavoro svolto con onestà
e professionalità dai 5.800 promotori finanziari del Veneto.
Ma soprattutto hanno il torto di mettere in discussione la bontà
delle scelte ffettuate da centinaia di migliaia di risparmiatori veneti
che hanno deciso di investire in prodotti di risparmio gestito, fondi
comuni in primo luogo.
Che non sono bidoni, come affermato nel convegno, ma prodotti che danno
la massima affidabilità e molto spesso ritorni all’altezza delle
aspettative dei risparmiatori. Determinate affermazioni sono state
smentite proprio pochi giorni fa da un importante giornale finanziario
(Milanofinanza del 6 novembre 2004) che ha evidenziato come i primi
fondi di diritto italiani nati nel 1984, abbiano superato a pieni voti
la prova del lungo termine: in 20 anni i fondi obbligazionari hanno
fatto meglio dei Bot e inflazione, i fondi bilanciati hanno conseguito
rendimenti annui medi composti che superano il 9%; l’unico fondo
azionario italiano nato nel 1984 ha reso in 20 anni l’866,7%.
Se, quindi, la performance fosse l’unica valutazione di uno strumento
finanziario, questi dati da soli sarebbero in grado di dare risposte
oggettive ed incontrovertibili sulla bontà dell’investimento in
fondi comuni).
Non mi convince, inoltre, l’invito a rivolgersi ad altre tipologie di
canali distributivi considerati più sicuri che potrebbero invece
rivelarsi inadeguati.
La professionalità infatti non si improvvisa: Per questo noi
promotori finanziari, che possiamo svolgere la nostra attività
solo dopo aver superato un esame pubblico di abilitazione molto severo,
che investiamo nell’interesse dei nostri clienti molto del nostro tempo
in formazione, che abbiamo un sistema di remunerazione che premia
soprattutto la capacità di mantenere la relazione nel tempo con
il cliente ( e dunque siamo liberi da logiche mordi e fuggi), riteniamo
di avere le carte in regola per diventare sempre più un punto di
riferimento per i risparmiatori italiani. Come è già
evidente , vista la continua crescita del numero dei clienti dei
promotori finanziari aumentati del 15% negli ultimi 5 anni ( oggi
superano i 4 milioni), nonostante le gravissime difficoltà
registrate sui mercati finanziari negli ultimi anni.
Pertanto, alla luce di queste considerazioni e anche per offrire una
visione più equilibrata sul tema, Le chiedo di poter ospitare
queste mie considerazioni sul Suo autorevole giornale.
Elio Conti Nibali
Presidente Anasf (Associazione nazionale promotori finanziari).
|
|
|
|