Errori motodologici, e uno veramente mastodontico, di Andrea Beltratti (Università Bocconi) nel confronto fra fondi comuni e mercati
(si veda anche il mio articolo su Affari & Finanza di Repubblica del 19-5-2003 p. 33 testo)

Sul supplemento Plus del Sole 24 Ore di sabato 10-5-2003, Andrea Beltratti in collaborazione con Riccardo D'Antonio, pubblica la seguente tabella che fornirebbe la prova della bravura dei gestori dei fondi azionari italiani.

Rendimento Periodo
  Mibtel Indice
Fideuram
Differenza
1999
  15,46
 28,95
13,49
2000
   4,65
   5,61
  0,97
2001
-24,63
-20,58
  4,05
2002
-23,50
-18,75
  4,75
2003
   1,34
   1,37
  0,03
Nota: il colore rosso indica i dati sbagliati

Peccato che, per cominciare, vi sia dietro un gravissimo errore metodologico (o una deliberata manipolazione), in quanto non è considerato il credito d'imposta per i periodi di variazioni negative della Borsa Italiana. In tali casi è possibile che la performance di un fondo sia meno negativa del mercato stesso, ma in genere (e nella fattispecie per l'insieme dei fondi azionari italiani) ciò dipende dal meccanismo fiscale, non dalla gestione. I gestori possono scegliere titoli che mediamente vanno peggio del mercato e la performance del fondo risultare migliore di quella dell'indice. Per altro poi le cose si compensano quando i titoli salgono e il rendimento del fondo sale di meno, per effetto del debito d'imposta.

Com'è possibile che Andrea Beltratti, consulente di società del settore del risparmio gestito, non sappia questo?

A ciò s'aggiunge un dato clamorosamente sbagliato, perché comunque la variazione del Mibtel nel 1999 non è stata del 15,46 bensì del 22,29%. Perché Beltratti e D'Antonio, e magari anche la redazione di Plus del Sole 24 Ore, non controllano i dati prima di pubblicarli?

Più in generale, perché gli errori nei dati sul risparmio gestito, sia sul Sole 24 Ore sia in generale sulla stampa economica italiana, sono quasi sempre a favore di fondi, gestioni, polizze ecc. e praticamente mai a loro danno?

Metologicamente sbagliata è anche l'affermazione, da cui Beltratti e D'Antonio traggono conclusioni logicamente infondate (nonché in sé errate), che

"Alla fine la somma dei rendimenti dei gestori attivi e quella degli investitori singoli deve corrispondere al rendimento dell'indice"
Totalmente falso! A causa dei costi, espliciti e impliciti, dell'intermediazione (per non parlare delle commissioni nei patrimoni gestiti) strutturalmente ci troviamo di fronte a un gioco a somma negativa, non nulla.

Quindi è falso in due sensi che

"i guadagni dei fondi sono del resto lo specchio dei soldi persi dagli investitori fai-da-te"
Semmai sarebbero le perdite dei fondi lo specchio dei guadagni di chi fa da sé, ma neppure questo è vero, perché esse sono dovute soprattutto ai costi addebitati, totalmente ingiustificati, a prescindere dai casi malversazione.